L'Uomo d'Acciaio gode di un cast con molti attori noti, effetti ed effettacci a iosa per un film che sembra realizzato 20 anni orsono, quando stupire era più importante che raccontare. Zack Snyder, regista e sceneggiatore di 300 (2007) costruisce un prodotto tutto visivo che difficilmente rimarrà nella memoria degli spettatori. Si parla del neonato, Kal-El, spedito dal padre scienziato su di un razzo verso la Terra per farlo sopravvivere all’esplosione imminente del loro pianeta, Kripton.
Del dolore dei genitori, della loro speranza, del capo della Sicurezza Zod che si ribella alle autorità e viene esiliato, del suo arrivo sul nostro pianeta per distruggere tutto quello che c’è tra lui ed il codice che l’orfano ha inconsciamente trafugato. Vediamo Kal-El ventenne, con la barba lunga, che fugge da bar dove lavorava per evitare di reagire ad uno smargiasso. Si torna indietro e lo incontriamo ragazzo nel Tenesse aiutato dai genitori adottivi, saggi agricoltori, a crescere con i giusti canoni morali da buon americano timorato di Dio. Lo ritroviamo sotto la calotta glaciale dove viene scoperto dalla reporter Lois Lane di cui presto si innamora e a cui svela la sua identità. Per ora è sulla terra in incognito. Molti lo contrastano e non gli permettono di entrare nella società emarginandolo come diverso, lo combattono due altri kryptoniani sopravvissuti come lui, il malvagio Generale Zod e Faora. Originari di Krypton sono anche i genitori biologici di Superman, la madre Lara Lor-Van e il padre Jor-El che come spirito continua a consigliarlo. Diventa Clark Kent e si innamora della giornalista Lois Lane che lo fa assumere nel suo quotidiano. Il rapporto tra il futuro supereroe e la ragazza è improntato ai canoni della più classica love story tra due giovani. Il ragazzo si fida ciecamente di lei e mette nelle sue mani tutto, compreso la sicurezza della madre. Tutti lo vedono a viso scoperto ma nessuno lo riconosce quando diviene giornalista e si pone sul naso un paio di occhiali. A parte l’illogicità del costrutto che non piacerà ai patiti del personaggio creato nel 1932 da Jerry Siegel e Joe Shuster, ma pubblicato dalla DC Comics soltanto nel giugno del 1938, il film non riesce mai realmente a decollare proprio a causa di effetti speciali che rendono impossibile il tentativo degli attori di essere credibili. Il protagonista è l’inespressivo Henry Cavill che offre una prova non differente da quella di Christopher Reeve nel Superman (1978) di Richard Donner. Anche in quel caso erano stati coinvolti attori del livello di Marlon Brando e Gene Hackman che se l’erano cavata benino. Qui Russell Crowe è il padre kriptoniano del supereroe, Kevin Costner l’adottivo, Laurence Fishburne il direttore del quotidiano ma spesso la loro prova è ai livelli del minimo sindacale.