Carlo Petrini, detto Carlìn, (1949) è uno di quei visionari che sono riusciti a trasformare i loro sogni in realtà, in particolare in un importante movimento politico, quello di Slow Food. La biografia di quest’organizzatore culturale è particolarmente ricca.
Si laurea in sociologia presso l’università di Trento in anni in cui questa facoltà era un vero e proprio laboratorio della contestazione studentesca e, purtroppo, brigatista. Ritornato nella natia Bra, organizza con altri un circolo de Il Manifesto, aderisce al Partito di Unità Proletaria ed è eletto consigliere comunale. La svolta avviene quando, assieme ad altri compagni, inizia a teorizzare il gusto quale diritto rivoluzionario e il vivere lento quale reale contrasto alla frenesia consumista. Da questo insieme di esperienze nasce, nel 1989, il movimento internazionale Slow Food che postula sia la buona qualità del cibo, sia il diritto alla giusta retribuzione per i contadini, italiani e del mondo. Quest’ampio percorso è ricostruito da Stefano Sardo per il documentario Slow Food Story che segue la storia del fondatore del movimento e del gruppo che l’ha affiancato, dedicando non poco spazio alla gioia che ha mosso questi rivoluzionari del gusto facendone degli alfieri di quel fare la rivoluzione iniziando dal privato che è una delle lezioni positive lasciateci dai ribelli della fine anni sessanta.