Giancarlo Giannini, ottimo attore di cinema e televisione, ritorna alla regia, dopo Terno secco (1987), con un film denso di citazioni, tra cui una sequenza, vista alla televisione, di M - Il mostro di Düsseldorf (M - Eine Stadt sucht einen Mörder, 1931) di Fritz Lang (1890 – 1976). Del resto è un testo che ha molti punti in comune con gli stilemi del cinema espressionista: atmosfere notturne, passioni forti, disprezzo della verosimiglianza.
La storia, ambienta in un Canada non meglio definito, è quella di un immigrato italiano che, dopo aver fatto innumerevoli mestieri fra cui l’investigatore privato, è finito a guidare un carro funebre. E’ un tipo con il debole per il gioco d’azzardo e il sogno segreto di possedere una berlina Mercedes nera. A un funerale conosce un personaggio misterioso che lo invita ad una partita di poker con un gruppo di strani giocatori. Durante la serata perde una somma considerevole che non ha. Gli altri gli propongono, a sanatoria del debito, di partecipare a una caccia all’uomo con la funzione del bersaglio. L’inseguimento deve durare un massimo di venti minuti nel corso dei quali lui deve sfuggire alle fucilate degli inseguitori. Ci riesce e inizia in questo modo una sorta di carriera che gli permette di accumulare i soldi necessari per acquistare l’autovettura. Solo che ora à lui a non volersi più fermare e, quasi disprezzando il denaro, a partecipare a una caccia dopo l’altra. La svolta arriverà con l’incontro con una giovane donna, preda anche lei di una voglia di morte non meno violenta della sua. Il finale sarà siglato dall’uccisione reciproca dell’umo e della donna. Il progetto del film data da molti anni e s’intuisce da una certa datazione di soggetto e approccio, non proprio modernissimi, con cui il regista affronta la storia.