Massimo Andrei è conosciuto soprattutto per la sua opera prima Mater Natura (Mater Natura, 2005) che aveva ottenuto un discreto riscontro di critica, con Benur - Un gladiatore in affitto torna a indagare la vita degli emarginati, di chi vive al confine di una società sempre più individualista e arroccata nei propri interessi. Tratto dallo spettacolo teatrale di Gianni Clementi, narra una storia di normale povertà in cui tutto ruota attorno a tre personaggi, rispettando in questo l’originale teatrale sceneggiato dallo stesso drammaturgo.
Il film racconta dell’incontro di una coppia formata da fratello e sorella con l'aggiunta di un bielorusso clandestino che è fondamentale per mettere in discussione i luoghi comuni che non permettono di dialogare, il tutto sullo sfondo della crisi economica. Titolo terribile per un film perfettibile ma interessante, una commedia in cui non si ride, ma si è costretti a pensare. Gente che si arrangia (l’italiano è figurante al Colosseo vestito da antico romano, lei lavora in telefono erotici) e che sfruttano quest’uomo più sfortunato di loro. L’idea della donna normalissima che lavora solo via fono per chat erotica era presente anche in un Fantozzi con la moglie che guadagnava in quella maniera per permettere al marito in pensione di fare un lavoro inutile da lei segretamente pagato, ma qui è cardine della vicenda cui fa da contraltare il fratello, ex stuntman che ha subito un grave incidente e che si traveste da centurione per guadagnare qualche spicciolo al Colosseo. Non riescono a pagare le bollette, rischiano lo sfratto ma giunge questo ingegnere bielorusso, clandestino, che lo dovrà sostituire per una settimana come figurante. Il nuovo arrivato è inventivo, si massacra di lavoro e loro lo sfruttano ottenendo un certo benessere. E’ una favola amara con un finale riparatore forse un po’ forzato, ma è anche un ritratto molto credibile della società che si protende verso il mondo dei nuovi poveri. Si respira un’atmosfera debitrice di certo neorealismo ma, soprattutto, delle tragiche commedie di Totò in cui si poteva vedere l’Italia più vera, senza censure che le grandi produzioni imponevano. Nicola ‘Nick’ Pistoia è molto bravo, Paolo Triestino è mirabile mentre Teresa Del Vecchio è un po’ sopra le righe.