Pappi Corsicato (1960) è un artista che spazia dal cinema all’opera lirica usando un miscuglio linguistico che mette assieme surreale, citazioni cinematografiche, immagini colorate, bianco e nero, semplicità narrativa notevolmente banale, il tutto con qualche spazzo di volgarità scatologica. Tutte cose che ritroviamo in Il volto di un'altra che segna il suo ritorno dietro la macchina da presa a vari anni di distanza da Il seme della discordia (2008). E’ la storia di una star della televisione che ha fatto fortuna presentando in diretta le operazioni del marito, un chirurgo estetico alla moda, proprietario di una clinica per ricchi sull’orlo del fallimento.
Messa da parte dall’emittente per cui lavora, subisce un incidente d’auto: la macchina che guida è colpita da un vecchio sanitario caduto da un camioncino che stava andando alla discarica pubblica. Ne esce ferita al viso, ma quelle che ha riportato sono semplici contusioni, destinate a sparire in pochi giorni, tuttavia servono al coniuge per montare una corposa truffa ai danni della compagnia assicuratrice. La cosa dura qualche tempo, evitando le trappole dei fotografi e concordando con l’autista del camioncino, che ha scoperto tutto, la spartizione del bottino. Alla fine sarà la stessa vittima che ha saputo come il marito si appresti a buggerare anche lei, a svelare che cosa sia veramente successo, mentre i degenti festanti applaudono alla rivelazione, prima di essere sepolti da un fiume di liquami fecali. La vicenda si svolge, per buona parte, in una signorile villa trentina nel cui parco è sorto un vero e proprio luna-park come capitava, con ben migliori editi espressivi, in L’asso nella manica (Ace in the Hole, 1951) di Billy Wilder. Inoltre mentre questo cose accadono, il mondo è minacciato, fra l’indifferenza generale, da un asteroide che sta per schiantarsi sulla terra. Non ci vuole molto per cogliere il disprezzo del regista verso la televisione e la stupidità degli spettatori, ma la favoletta è guidata con mano talmente esitante e propone riflessioni così banali da far dubitare che si tratti di un film professionale e non della semplice esercitazione di un qualche aspirante regista.