Con Ci vediamo domani Andrea Zaccariello, autore d’innumerevoli spot pubblicitari fra cui quelli celestiali con Brignano, crea una storia malinconica e a tratti struggente bene supportata proprio dalla comicità sempre sottesa da una vena di strazio esistenziale dell’attore. Il tono surreale della messinscena funziona, ma ritmo e tempi comici a volte rimangono solo nella sceneggiatura. Un ex – bancario, che ha mollato tutto per fare il ristoratore, è vittima di una truffa e finisce nelle grinfie di una finanziaria. Per risollevarsi, gioca al Gratta e Vinci, vince e investe il premio in un’impresa di Pompe Funebri aperta in paese di ultraottantenni dove non si muore dal 1972.
Enrico Brignano è un attore che al cinema ha avuto poche occasioni per dimostrare le sue capacità anche perché è fin troppo facile utilizzarlo come comico senza cercare di sfruttare le sue corde drammatiche, le stesse che lo rendono un vero trionfatore a teatro con monologhi molto applauditi. Il regista lo conosce bene e gli ha permesso di creare un personaggio addirittura drammatico, un perdente nato che fallisce ogni impresa in cui s’imbarca. E’ separato dalla moglie che si è accompagnata con un insospettabile, ha una figlia decenne più matura di lui e che truffa la nonna per cercare di coprire gli innumerevoli debiti del padre. La svolta della sua vita avviene proprio quando decide di aprire un’agenzia di Pompe Funebri in uno sperduto paesino pugliese e non perché cambi il suo trend d’insuccessi commerciali, ma perché conosce una comunità felice da cui è in pratica adottato e che inizia ad amare nonostante la loro scarsa collaborazione nel dargli lavoro. E’ finalmente importante per qualcuno, quando si ammala, tutti lo aiutano e inizia a dimenticare che desiderava solo la loro morte. Burt Young, stupendamente doppiato da Omero Antonutti, è il saggio padrone di casa di Brignano che gli ha affittato la stalla dell’asino come sede per il suo ufficio. E’ un uomo che ha sempre lavorato ma che la figlia non frequenta se non per consegnargli la pensione che lei ha alleggerito. Vive di rimpianti per un antico amore mai realmente vissuto, considera il matrimonio con una donna, cui voleva bene ma senza passione, solo un lungo episodio della sua vita. Diviene il primo amico del protagonista e lo aiuta a farsi volere bene dai suoi compaesani. Grazie a lui ritorna la voglia di vivere. Ricky Tognazzi è il vile strozzino; in questo ruolo conferma di essere attore perfetto per caratterizzazioni, ma spesso incapace di reggere il peso di un ruolo da protagonista. Con poche battute disegna bene il personaggio del finto amico del debitore che sfrutta fino per gettarlo nel baratro. Paolo Rossi, non occasionale co-sceneggiatore, aggiunge un tocco di altra cattiveria al film rendendo ancor più simpatica e funzionale la figura del fallito, bamboccione mai cresciuto. Film imperfetto ma interessante dove finalmente si tenta di raccontare una storia di buona originalità anche se certi passaggi, quali i trasportatori cinesi o il ristoratore egiziano truffatore, si potevano evitare o utilizzare meglio. Anche l’eccessivo e illogico happy end, sicuramente caldeggiato dai produttori, si poteva evitare.