Con I Croods (The Croods, 2013) la Dreamworks ha realizzato un lungometraggio degno della miglior Pixar: personaggi azzeccati e non privi di originalità, coniugati con bravura e intelligenza a temi che possono coinvolgere un pubblico di tutte le età, non necessariamente solo familiare. I Croods credono di essere gli unici sopravissuti al passaggio tra l’età della pietra e l’era nuova. C'è un padre apprensivo con suocera dispettosa, figlio tonto, figlioletta grintosissima, madre materna, figlia adolescente e ribelle. Quest’ultima si allontana dalla caverna, incontra un giovane che aiuterà lei a scoprire l’amore e tutta la famiglia a conoscere un nuovo mondo.
Ci sono molti temi che ci possono coinvolgere e tutto è improntato attorno all’istituzione della famiglia, un’entità che, negli Stati Uniti, rappresenta sempre un fronte vincente tanto da essere vanto e tramite mediatico anche per i vari Presidenti. Il padre è un conservatore, per lui nulla di nuovo è buono, la caverna è la sicurezza, fuori da quella c’è un mondo pericoloso che è meglio non affrontare pena il rischio di morire. Inutili i discorsi della figlia maggiore sul significato di un vivere ben diverso da quello del semplice non morire che tanto sta a cuore al genitore. La sua non è solo una critica adolescenziale, ma il desiderio di conoscere, di scoprire, di essere protagonista della propria vita. La differenza tra i due modi di intendere l’esistenza si ha attraverso il desiderio del buio che protegge da ogni cosa e dell’esigenza della luce per pensare al futuro. Questa è la base di ogni cosa, ma non è mai messo in discussione il rapporto con la famiglia, la forza che essa riesce a trasfondere sopra ogni cosa. L’incontro della ragazza con il giovane travestito da facocero è l’inizio della nuova era. Il mondo si sta sbriciolando, la caverna crolla, la famiglia si trova priva di certezze e il giovane possiede il sole, vale a dire riesce ad accendere il fuoco. E’ prigioniero del preoccupato padre che vede in lui qualcosa di buono, ma lo teme soprattutto perché per i cavernicoli come lui la forza è l’unica cosa importante. L’ingegno, l’intelligenza, la furbizia sono pericolose, ma quando questi elementi riusciranno a salvare la famiglia, lui capirà i suoi errori ed evolverà. Di primo acchito, il film poteva sembrare una commistione tra I Flinstone (The Flintstones, 1994) di Brian Levant e L’era glaciale (Ice Age, 2002) di Carlos Saldanha e Chris Wedge, ma basta vedere i primi dieci minuti per capire che nulla da condividere con quelle opere. Gli animali preistorici realizzati con rara fantasia e che cromaticamente ricordano Alice nel paese delle meraviglie (Alice in Wonderland, 2010) di Tim Burton, la presenza di dolci scimmie e innocui uccellini rossi che in realtà sono terribili nemici, mostri che si trasformano in teneri cuccioli da coccolare, la Terra che si sbriciola raccontata senza effetti grossolani. Si strizza l’occhio a invenzioni future come le scarpe, ci sono anche i fuochi d’artificio ma tutto è lecito per non rendere troppo serioso un soggetto mai completamente scacciapensieri. Nella fuga dalla catastrofe che sconvolgendo il loro mondo questi neandertaliani si trovano a dover seguire un giovane homo sapiens, fidarsi di lui: nuovo è bello. Diretto e sceneggiato da Chris Sanders del valido Dragon Trainer (How to Train Your Dragon, 2010) assieme a Kirk De Micco di Space Chimps - Missione spaziale (Space Chimps, 2008), ha come soggettista principale il grande ed eclettico John Cleese: e questo fa la differenza.