Il grande e potente Oz (Oz: the Great and Powerful) può essere considerato il prequel de Il mago di Oz (The Wizard of Oz, 1939) di Victor Fleming ma è anche ideale omaggio ad Alice in Wonderland (Alice nel paese delle meraviglie, 2010) di Tim Burton. Il film realizzato da Sam Raimi nei primi minuti, con formato d’immagine 1,33:1 fotografato in bianco e nero, è interessante e fa sperare in uno sviluppo originale. Invece, forse a causa della produzione Disney chiaramente virata verso un pubblico di bambini, diviene una favoletta a tutto schermo con fondali fiabeschi.
Belli gli effetti speciali, discretamente funzionale il 3D ma in pochi momenti il film entusiasma. Il regista è un cinefilo, autore votato al sincero e diretto intrattenimento sia che si occupi di horror, sia di film d’avventura, drammatici o commedie. Il suo credo è di accontentare con classe le esigenze del pubblico: non si sente un artista ma, come più volte affermato, un onesto artigiano. Anche in quest’occasione si nota questa sua tendenza. Si mette in sintonia con un pubblico under 10, dona loro la figura della bambola di ceramica che diventa alleata assieme ad una scimmietta alata dell’improbabile mago, disegna maghe cattive dall’esteriorità di streghe secondo la tradizione dell’animazione disneyana, dipinge di sogno i fondali di un reame in cui tutto potrebbe essere perfetto se il Male non volesse tentare di sovvertire la felicità naturale. La magia di quest’autore sta nell’avere mixato in maniera perfetta personaggi creati al computer con altri in carne e ossa; a un certo punto tutti sono protagonisti di un film d’animazione in cui gli effetti speciali servono solo a creare emozioni per il cuore. Dopo il grande rifiuto di Robert Downey jr e Johnny Depp, icone di un cinema di fantasia ma forse anche troppo divi riconoscibili per interpretare dall’interno il personaggio del mago, la scelta è caduta sul trentacinquenne californiano James Franco capace di annullarsi nella maschera del truffatore e donnaiolo di buon cuore che rinuncia all’oro, che potrebbe arricchirsi facilmente a spese di quegli ingenui, ma preferisce arricchire il suo animo. Dopo 6 anni dalla fine della triade si Spider Man (L’uomo Ragno) la magia tra il regista e l’attore ha ancora retto bene. Non certo al livello di Martin Scorsese in Hugo Cabret (Hugo, 2011) dove il cinema e lo splendido mondo degli effetti speciali era presente con la figura e le invenzioni di Georges Méliès, questo cineasta, comunque, rende omaggio il mondo dell’immaginario visivo con la splendida scena in cui, su di una nebbia creata è sparata l’immagine del volto del mago con il prassinoscopio e attraverso rudimentali altoparlanti emergono suoni sinistri. Il film sarebbe piacevole se non durasse oltre due ore in cui si snocciolano situazioni fin troppo diluite da una sceneggiatura poco fantasiosa. Alcune curiosità sul dietro le quinte. Nel 2010, Joe Roth, produttore di Alice in Wonderland (Alice nel paese delle meraviglie, 2010), propose alla Disney di realizzare una storia ispirata al romanzo di L. Frank Baum Il meraviglioso mago di Oz. La pellicola doveva essere diretta da Sam Mendes o Adam Shankman ma fu affidata lo stesso anno a Sam Raimi. A febbraio dell’anno successivo la produzione assunse James Franco e investì circa 200 milioni di dollari. Il cast, a parte Franco, non ha avuto l’approvazione del regista che contestò pesantemente le scelte di casa Disney. Per creare attriti maggiori, la colonna sonora fu affidata a Danny Elfman con cui Raimi aveva avuto un violento diverbio durante la produzione di Spider-Man 2: dichiararono che non avrebbero più lavorato insieme.