Upside Down (Sottosopra, 2012) è film curioso che gioca tra love story, fantascienza, ricostruzioni di una città decaduta che ricorda Buenos Aires, il tango per sottolineare i momenti legati all’amore e al dolore. Diretto dall’argentino Juan Solanas (suo il bel Nordeste), figlio del grande maestro Fernando prima esiliato con la famiglia dal 1972 poi felicemente residente in Francia, ha un gusto particolare, estrema cura nella grafica, gradevole interpretazione; a tratti, però, la sceneggiatura si smarrisce. Racconta di due mondi opposti, vicini ma irraggiungibili, uno sopra e uno sotto, uno ricco e uno povero.
Agli abitanti è proibito andare nell'uno o nell'altro, ma nulla potrà fermare l'amore. E proprio nel melenso finale si disperde il valore di un film innegabilmente interessante. Si inizia coi titoli di testa creati da Moustache (alias Hugo Ramirez e Olivier Patté) attivissimi nel mondo della pubblicità ma anche quali creatori di splendide immagini. Con chiari richiami ad Eischer ci presentano ed anticipano quella che sarà la magia visiva di un film in cui due scenografie completamente dissimili tra loro convivono in immagini di grande fascino. Con l’utilizzo di un artificio creato apposta per il film, nello stesso fotogramma convivono i due mondi collegati tra loro solo dalla Transworld, una torre in cui ha la sede praticamente il potere del mondo ricco, in cui lavorano gli abitanti dei due mondi. I poveri vivono in una città semidistrutta dall’esplosione di una raffineria che aveva ucciso anche i genitori del protagonista. Qui le usuali leggi della gravitazione vengono rispettate e le persone camminano normalmente. I ricchi vivono a testa in giù nel cielo di questo luogo di povertà ostentando opulenza unita ad assoluto edonismo. Anni prima l’orfano, salendo su di una montagna, aveva visto la ragazza del mondo parallelo, si erano parlati, si erano innamorati, lui con una corda l’aveva trascinata nel suo mondo per poterla baciare. Tuttavia per fuggire alla feroce polizia la ragazza era precipita sul suo mondo e lui l’aveva creduta morta. Quando anni dopo la vede in televisione fa di tutto per raggiungerla, per farle riacquistare la memoria perduta nell’incidente, per farla innamorare di nuovo. Metropolis di Fritz Lang (1927) è sicuramente un punto di ispirazione per Solanas, ma sarebbe poco corretto volere paragonare il suo film a quello del maestro. In comune il tentativo di raccontare di ricchezza e di povertà, di un mondo sfruttato da un altro senza una vera logica, il mondo sotterraneo che non può avere contatto coi ricchi che vivono in superficie. Qui sono due pianeti che quasi si toccano, il Mondo di Sopra in cui i dominatori sfruttano anche le risorse naturali dei poveri rivendendogliele a cari prezzo ed il Mondo di Sotto in cui ormai è accettato di essere per sempre dei sottoposti vessati dai nemici. La sceneggiatura regge bene fino a quando siamo in fase di preparazione dell’incontro tra i due giovani, nettamente meno quando si inizia a raccontare della loro Love Story. Da apprezzare la bellissima ricostruzione del Mondo di Sotto, con tonalità grigio azzurre che rendono ogni cosa priva di vita e di gioia. Solo questo basterebbe per giustificare il costo del biglietto. Il sempre più romantico attore inglese Jim Sturgess è perfetto per il suo personaggio, Kirsten Dunst lavora con buon mestiere, Timothy Spall nel ruolo dell’amico del pianeta ricco e complice dei giovani è bravissimo come sempre.