Il Pinocchio su cui Enzo D’Alò ha lavorato per circa 15 anni vive di emozioni non necessariamente legate solo all’animazione. Le splendide scenografie create da Lorenzo Mattotti sono un piacere per gli occhi e l’animo. Gioca coi colori, racconta di colli Toscani visti nel loro splendore cromatico, ricorda Van Gogh, fa sognare. Anche per i personaggi sempre da lui realizzati rendendo visive le idee degli sceneggiatori D’Alò e Umberto Marino contano molto i colori e le varie tonalità con lo scontro tra il parrucchino color carota di Mastro Geppetto e la sua barba, la stilizzazione degli altissimi Carabinieri, il cane ligio al dovere ma amico del burattino, la fata Turchina raccontata come bimba coetanea del protagonista disegnata coi contorni che fanno venire in mente più che ad un corpo ad uno spirito buono, il Grillo Parlante visto come fantasma, Lucignolo ragazzo triste che subito si pente delle sue scelte e vive piangente la trasformazione in ciuchino, Mangiafoco gigante buono dall’aspetto ostile ma dal cuore d’oro.
Altra componente, non certo meno importante, è la colonna sonora creata da Lucio Dalla per raccontare coi suoni le immagini che passano sullo schermo. Non si riescono ad immaginare certe scene senza la magia di musiche composte, suonate ed in un paio di occasioni cantate da lui. Alterna generi, momenti tristi e di gioia, sonorità intime e fracassone: non manca il rock, emozioni jazz, altre da festa popolare, musica bandistica, hip hop, charleston, rithm & blues. Il suo cuore di fanciullo mai completamente divenuto adulto si sente tangibilmente, dona ulteriore freschezza e lievità ad ogni cosa. Il pescatore verde che vuole mangiare Pinocchio finito nella sua rete è da lui doppiato. La regia di Enzo D’Alò accompagna i vari personaggi all’interno di una storia ambientata in un mondo fiabesco dove non si vede la povertà, in cui è importantissimo il rapporto tra padre e figlio vissuto con pienezza emotiva, dove probabilmente il burattino si innamora della Fata. C’è tutto, o quasi, Collodi: le aggiunte sono limitatissime e non creano stridori come nei non riusciti prodotti realizzati dalla Disney e da Roberto Benigni. Il doppiaggio, fatto da ottimi professionisti, non si nota: e questo è un vero complimento per le voci nell’ombra.