La parte degli angeli (The Angels' share) è chiamata in gergo la quantità di whiskey che evapora, circa il due per cento, durante la fabbricazione del liquore ed è anche il titolo dell’ultimo film di Ken Loach, uno dei registi più politicamente impegnati del cinema contemporaneo che qui si concede una vacanza dai temi apertamente sociali per virare verso una quasi commedia.
A Glasgow quattro giovani emarginati, con non pochi precedenti alle spalle, si trovano casualmente a svolgere lavori socialmente utili in una squadra guidata da un bonario sorvegliante con la passione degli whiskey di marca. Poveri, respinti da tutti, inseguiti da altri balordi che voglio regolare conti le cui radici affondano nei tempi, decidono di tentare colpaccio rubando quattro bottiglie del prezioso liquore tratte da una botte ritrovata casualmente dopo molti anni di riposo e il cui contenuto è destinato ad essere battuto ad un’asta milionaria. La cosa andrà (quasi) a buon fine e offrirà al giovane capo della banda la possibilità di rifarsi una vita e trovare un lavoro. I temi cari al regista emergono dallo sguardo satirico con cui osserva i partecipanti all’asta per la magica botte, figure farsesche disposte ad animare rilanci di ventimila sterline (poco meno di 16,300 euro) a botta mentre un’intera umanità stenta a sopravvivere. E’ coerente con uno dei suoi capisaldi ideologici anche la difesa ad oltranza degli umili e lo sguardo feroce sui tutori dell’ordine. In altre parole un testo diverso, ma non contraddittorio con gli altri proposti da questo cineasta ed è anche un film piacevole che racconta una dolce favola sociale a lieto fine. Un po’ d’ottimismo in tempi che sembrano proprio non volerne legittimare