Nicolò Ammaniti (1966) ha pubblicato Io e te nel 2010, un libro agile (122 pagine) in cui si raccontano le cinque notti che il quattordicenne Lorenzo Cuni passa nella cantina condominiale dopo aver finto di partire per la Settimana Bianca a Cortina d’Ampezzo. Il ragazzo, che preferisce l’isolamento alla compagnia, l’osservazione di animali e insetti al contatto con gli esseri umani, ha preparato attentamente quel lungo isolamento rifornendosi delle cibarie – schifezza che tanto ama: coca-cola, succhi di frutta, tonno in scatola, maionese e marmellata. I suoi piani sono turbati dall’arrivo inaspettato di una sorellastra, la ventitreenne Olivia.
La ragazza è una tossica e sta cercando una tana in cui rifugiarsi per tenare una sorta di auto - disintossicazione in vista di un nuovo inizio. La forzata convivenza agirà sulla personalità di entrambi, maturando il carattere dell’adolescente che (forse) smetterà di isolarsi dal mondo e sulla personalità della donna che (forse) avrà trovato la strada per uscire realmente dal tunnel della droga. Bernardo Bertolucci ritorna al cinema dopo quasi un decennio (The Dreamers - I sognatori, 2003) speso a superare il dramma di una grave malattia che lo ha costretto in carrozzella, lo fa realizzando un film da camera in cui si ritrovano quasi tutti gli elementi fondamentali della sua poetica. C’è l’inquietudine e la scontrosità degli adolescenti nei confronti del mondo degli adulti, l’incapacità di questi ultimi a prestare reale attenzione ai giovani, il dramma della droga quale sfogo errato all’impotenza creativa, il sospetto d’incesto nel rapporto madre – figlio. E’ un'opera apparentemente claustrofobica, in realtà profonda nello scandaglio dei caratteri dei giovani protagonisti. Sicuramente non il testo migliore di questo regista, ma la conferma, anche in condizioni fisicamente difficili, della lucidità del suo sguardo cinematografico e della forza della sua inventiva filmica.