Il film La congiura della pietra nera (Jianyu, titolo internazionale: Il regno degli assassini) è stato diretto a quattro mani da Su Chao-pin e John Woo. In verità è più un film, in tono minore, del secondo che non del primo. Siamo nel 428 d.C. e la Cina è percorsa da bande e sette che si contendono potere e denaro.
Uno scontro particolarmente violento vede protagonista una spadaccina provetta e una gang che tenta d’impossessarsi della seconda parte del corpo di un monaco, perfezionatore delle arti marziali, morto anni prima. La salma è rimasta quasi incontaminata, ma è stata divisa in due pezzi da trafugatori in ricerca dei poteri miracolosi di cui il defunto aveva fornito prova.
La donna, che ha trovato una delle due metà ed è caduta preda di una crisi di coscienza dopo aver ucciso l’ennesimo sfidante, tenta di trasformarsi in tranquilla commerciante, facendosi operare al viso per cambiare aspetto. Tuttavia la persecuzione della banda alla ricerca della parte della salma che lei custodisce, la costringe a rimettere mano a spade e pugnali. Fra scontri all’arma bianca, che si trasformano in coreografie danzanti, il film percorre la via classica di questo genere, senza aggiungere nulla a ciò che già sappiamo a proposito del cinema orientale di cappa e spada detto wu xia pian. E’ un tipo di cinema che fu bandito in epoca maoista e sopravvisse emigrando nel territorio autonomo di Hong Kong per ritornare e riscuotere grande successo nella Cina dei nostri giorni.
