Cesar è il portiere di un lussuoso palazzo di Barcellona ed è anche un uomo triste che dietro modi cortesi e affabili nasconde una rabbia profonda. Oggetto della sua attenzione è, in particolare, la giovane Clara, una delle inquiline del palazzo nel cui appartamento s’introduce nottetempo per possederla dopo averla narcotizzata. Per nuovo sfregio, le riempie la casa di scarafaggi e le inzuppa i cosmetici di sostanze urticanti.
Con gli altri inquilini ha comportamenti simili, alternando disponibilità a sgarbi. Scoperto dal fidanzato della ragazza, nel frattempo rimasta incinta, lo uccide simulando un suicidio e usando come testimone della sua estraneità una bambina, adeguatamente terrorizzata, che abita l’appartamento vicino. La donna cambia casa, il portiere è licenziato e ora può confessarle ciò che ha fatto e affidarle il bimbo nato nel frattempo. Sembrerebbe il classico film dell’orrore, ma è un testo assai più efficace che riassume nella figura dell’omicida una rabbia e un malessere, quasi irrazionali, che hanno eco in molti cittadini esemplari. In altre parole, con Bed Time (L’ora di andare a dormire, ma il titolo originale è molto più efficace: Mientras duermes – Mentre dormi -) lo spagnolo Jaume Balagueró conferma di essere un autore capace di parlare di alcuni temi profondi che attraversano la società moderna. Lo fa percorrendo la strada del cinema di genere, ma piegandone gli stilemi a un discorso articolato e tutt’altro che banale. In questo senso il portiere assassino diventa una figura che somma tristezza e ferocia, cattiveria e dolore esistenziale. Un film maturo che dice molte più cose di quante non se ne scorgano a prima vista.