Tony Kaye, cineasta nato a Londra nel 1952 e già autore di un interessante ritratto del neonazismo americano (American History X, 1998), con Detachment - Il distacco (Detachment, 2011) firma un’opera complessa e interessante. Per tre settimane Henry Barthes, di professione supplente, è chiamato a insegnare letteratura in una scuola superiore mal frequentata in un quartiere periferico di New York (il film è stato girato nella Mineola High School a Long Island) cercando di lasciare una qualche traccia nelle teste di alunni svogliati, aggressivi, violenti, sboccati e semianalfabeti.
Il suo metodo è utilizzare i grandi scrittori e poeti per tentare di far capire ai ragazzi la necessità di un pensiero critico che spazzi via luoghi comuni, consumismo e immagini stereotipate. Il compito si rivelerà tutt’altro che facile sia per l’ambiente che lo circonda, sia per i guai che gli arrivano dal contatto con una prostituta bambina. Con lei finirà con lo stabilire, in un finale piuttosto mieloso, un rapporto autentico, primo passo di una redenzione morale e psicologica di entrambi. Il docente, infatti, si porta dentro lo strazio per il suicidio della madre che si è tolta la vita non riuscendo a sopportare il ricordo delle molestie sessuali inflittele dal padre. Lo stesso che - diventato vecchio, malato e semidemente – è ora assistito amorevolmente dal nipote. Il regista racconta questa storia non troppo originale con misura, utilizzando strumenti narrativi e percorsi stilistici particolari. Il film, infatti, mescola brani semidocumentari, disegni animati, richiami sociologi e sequenze narrative di tipo tradizionale. Ne emerge un testo piacevolmente interessante anche se viziato, qua e là, da qualche intellettualismo di troppo. Difetto ampiamente sanato dalle straordinarie interpretazioni di Adrien Brody, Sami Gayle e Betty Kayea.