Chi ha detto che un film, per essere di buon livello, deve forzatamente avere ingenti mezzi produttivi? Una sonora smentita è venuta da Ovsyanki, letteralmente Gli zigoli (uccelli della famiglia degli emberizidae) da noi ribattezzato Silent Soul (Anima silente), del russo Aleksei Fedorchenko. E' un testo di soli settantacinque minuti, tratto da un racconto di Aist Sergeyev, in cui si narrano i riti funerari di una piccola comunità, i merja, di etnia ugro-finnica che vive al centro della Russia conservando, per quanto possibile, tradizioni millenarie.
Una di queste riguarda, appunto, le cerimonie mortuarie che non prevedono l’inumazione della salma, ma la sua cremazione, preceduta e seguita da un preciso rituale. Il rogo avviene su una pira eretta su un isolotto sabbioso nel bel mezzo di un fiume. E’ quanto faranno Miron e Arist - il primo direttore di una cartiera, il secondo fotografo ufficiale della stessa - che alla morte dell’amatissima moglie del dirigente, intraprendono un lungo viaggio per erigere la pira mortuaria. Il film racconta questo tragitto, con poche parole, la maggior parte delle quali dedicate a ricordare le tradizioni di quel popolo. E’ loro compagna di viaggio una copia di zigoli, una specie di passeri di colori giallo e verde molto comuni in Russia. Saranno proprio questi piccoli volatili a determinare il colpo di scena che chiude il film. E’ unopera segnata da una forte vena poetica che, oltre a tracciare precise linee psicologiche e sentimentali, non tralascia di mettere a confronto il presente con il passato, la tradizione con una modernità fatta di consumismo impersonale quanto accattivante. E un film molto bello, percorso da una tensione fortissima, alimentata da fatti e gesti del tutto quotidiani, costruito con sapienza narrativa e sorretto da una splendida fotografia in cui la pioggia e i toni autunnali si sposano al quadro psicologico che segna i personaggi.