Il tema degli uomini o animali divenuti improvvisamente superpotenti a seguito di una casuale esposizione a una fonte atomica è uno dei topos del cinema fantascientifico. A voler guardare indietro negli anni si potrebbe risalire sino alla lunga serie giapponese di Godzilla (1954) o all’altrettanto orribile mostro protagonista de Il risveglio del dinosauro (The Beast from 20,000 Fathoms, 1952), film di produzione americana diretto da Eugène Lourié e ispirato al racconto La sirena da nebbia (The Fog Horn, 1951) di Ray Bradbury.
Ciò che rende interessante e induce a parlare di Chronicle, opera di due dotati esordienti: il regista Josh Trank e lo sceneggiatore Max Landis, figlio del famoso John, non è la storia affronta, ma due altri elementi. Il primo è la capacità di realizzare un film di genere senza farsi dominare dagli effetti speciali ma usandoli per la propria economia di racconto, il secondo è la capacità di cercare di dare un minimo spessore ai personaggi. Tre ragazzi vengono casualmente in contatto con un blocco di cristallo affondato nel terreno, forse residuo di un’invasione aliena, e traggono da questo contatto ampi poteri che danno loro la capacità di spostare cose e persone, sino a poter volare. L’interesse del film è nella descrizione, parziale, ma quantomeno tentata, degli effetti che queste nuove possibilità hanno su di loro. E’ una gamma di scelte che vanno dal tentativo di usare le nuove forze senza sopraffare gli altri, sino all’uso spregiudicato e distruttivo per vendette personali. Questa parte, potenzialmente la più interessante è anche quella meno riuscita, tanto che il racconto perde di forza e d’interesse a mano a mano che procede.
