Dark Shadows (ombre oscure) è il titolo di una soap opera creata alla metà degli anni sessanta da Dan Curtis ed è stato il primo programma seriale televisivo basato su vicende di vampiri e spiriti mandato in onda, dalla rete ABC, in orario diurno. Il successo lo raggiunse quando vi comparve, a un anno dall’inizio, il vampiro Barnabas Collins. E’ lo spesso personaggio, interpretato da Johnny Depp, al centro della versione cinematografica ora proposta da Tim Burton, uno specialista nella commistione fra ironia e climi gotici.
L’inizio è datato 1760, quando la famiglia Collins, di nobiltà inglese, lascia la Gran Bretagna per il Maine, negli Stati Uniti, ove fonda una città e un’azienda ittica che portano il loro nome. Il figlio del fondatore, Barnabas, seduce e abbandona una domestica che è anche una strega. La tradita decide di vendicarsi trasformandolo in vampiro e come tale è catturato dagli abitanti del borgo e sepolto vivo in una cassa legata con catene. Qui resta un paio di secoli sino al momento in cui è liberato, in modo del tutto casuale, da alcuni operai che stanno costruendo una strada. Tornato in circolazione, decide di vendicarsi della megera che, nel frattempo, ha portato alla rovina la sua famiglia. La vendetta andrà a buon fine, la cattiva subirà la giusta punizione e il maleficio sarà rimosso. Lo stile è quello cui ci ha abituati questo cineasta, solito mescolare atmosfere gotiche a sprazzi d’ironia, storie di fantasmi a perorazioni in favore della giustizia. Il tutto è immerso in atmosfere cupe, popolate da personaggi destinati all’autodistruzione sin dalle prime inquadrature. E’ un cinema molto di tendenza che ha più valore per la fantasia delle immagini che non per la consistenza delle storie raccontate.