Con La sorgente dell’amore (La surce des femmes - La sorgente delle donne) il franco – rumeno Radu Mihaileanu tenta, di recuperare il positivo melange di comicità e tragedia che segnano sia Train de vie - Un treno per vivere (Train de Vie, 1997) sia Il concerto (Concert, 2008). Ci riesce assai poco con questa storia che cita apertamente la Lisistrata (411 a.C.) di Aristofane (450 a.C. circa – 388 a.C. circa) ambientando ai giorni nostri una vicenda che si svolge in un piccolo villaggio situato da qualche parte tra Africa settentrionale e Medio Oriente.
Qui le donne sono costrette a fare un lungo percorso, accidentato e in salita, per andare a prendere l'acqua da una sorgente. Questa fatica è costata a molte di loro la perdita dei figli che portavano in grembo. Gli uomini non si curano di niente: stanno a guardare, bevono, chiacchierano e nessuno di loro ha mai considerato la possibilità di usare i denari che arrivano dalle visite dei turisti per costruire un piccolo acquedotto che allevi la fatica delle donne. Un giorno Leila una giovane sposa venuta dal sud decide che è ora di finirla e organizza, assieme a una delle donne più anziane uno sciopero del sesso che dovrà protrarsi sino a quando gli uomini non decideranno di darsi da fare. La lotta, che si trasforma ben presto in una rivendicazione di diritti e rispetto, avrà esito positivo, anche se costerà botte, ingiurie e incomprensioni coniugali. Il film è stiracchiato, prevedibile, banale, pieno d’incongruenze – il villaggio non ha acqua, ma accanto alle porte ci sono i campanelli elettrici – in poche parole un film davvero modesto.