L’aiuto (The Help) è il titolo del romanzo d’esordio di Kathryn Stockett (1969). Il libro ha avuto un grande successo, cinque milioni di copie vendute in trentacinque paesi, ed è ora diventato un film a firma dell’attore e produttore Tate Taylor, amico d’infanzia della scrittrice. La storia che racconta è ambientata a Jackson, nel Mississippi, all’inizio degli anni sessanta e ha al centro la giovane neolaureata Eugenia Phelan, detta Skeeter (zanzara), che mete assieme un libro, all’epoca motivo di scandalo, raccogliendo le testimonianze di una ventina di cameriere nere al servizio di padroni bianchi.
Sono gli anni in cui il movimento per i diritti civili sta iniziando una marcia vigorosa che porterà all’ingresso dei colored in scuole, professioni e sui mezzi pubblici, scardinando il sistema degli spazi separati prima in vigorie. Tutto questo risuona in sottofondo in un film costruito con grande abilità, ma che non teme di eccedere nei dialoghi, rispetto alle immagini, e fa affidamento su una pattuglia di attrici mostruosamente brave. Sono, in prevalenza, afroamericane, anche se la bianca Emma Stone è perfettamente a suo agio nel gruppo. In altre parole è un’opera sapientemente costruita su un testo politicamente generoso, anche se non scevro da opportunismi narrativi. E’ un bell’esempio di abilità a mescolare momenti comici (l’intera sequenza della torta agli escrementi è esilarante, anche se un po’ telefonata) e svolte melodrammatiche. Fa corona a tutto questo una produzione professionalmente alta e politicamente progressista, anche se non è molto difficile perorare, mezzo secolo dopo, tesi all’epoca oggetto di feroci battaglie non solo ideologiche.