Nel 2006 la bosniaca Jasmila Zbanic conquistò L’Orso d’Oro del festival di Berlino con l’opera prima: Il segreto di Esma (Grbavica), storia di una giovane madre che non ha mai detto alla figlia di averla concepita dopo i ripetuti stupri cui è stata sottoposta dai miliziani serbi. A cinque anni di distanza la regista ritorna alla carica con un’altra storia al femminile Il sentiero (Na putu, letteralmente Sulla strada).
Questa volta la protagonista, una giovane hostess della compagnia di bandiera, lo incontra fra le mura domestiche. Luna vive e ama Amar, controllore di volo all’aeroporto di Sarajevo con un’eccessiva propensione per la bottiglia. Un giorno l’uomo si presenta al lavoro ubriaco e viene sospeso dal servizio. Poco dopo incontra un islamico wahhabita (uno dei movimenti più radicali e antioccidentali dell’universo mussulmano) e si lascia coinvolgere sino a diventare un militante religioso intransigente che rifiuta le bevande alcoliche, il fumo, i telefoni cellulari, gli abiti non morali. E’ un comportamento bigotto che sconcerta la compagna e porta la coppia alla separazione. Il film ha un tono piano e attento alle conseguenze dell’integralismo sulla vita delle donne, con momenti esplicativi (il breve soggiorno della protagonista nel campo di addestramento e studio dei bigotti) forse persino troppo didascalici anche se indubbiamente efficaci. Dopo la denuncia e il ricordo degli orrori della guerra è la volta di un discorso più moderno e interno alla vita di una comunità che ha enormemente sofferto per le persecuzioni nazionalistiche e religiose (il lungo assedio serbo dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996) e che ora rischia devastanti lacerazioni interne.
