Lo svedese Tomas Alfredson, regista dalla ventennale carriera televisiva, ha tratto La talpa (Tinker, Tailor, Soldier, Spy - Calderaio, sarto, soldato, spia) dal romanzo omonimo di John Le Carrè (1931). Il libro, uscito nel 1974, è considerato il primo della cosiddetta trilogia di Karla, che comprende anche L'onorevole scolaro (The honourable schoolboy, 1977) e Tutti gli uomini di Smiley (Smiley's people, 1980), dove Karla è lo pseudonimo del capo del KGB russo. Il libro appartiene a quel genere che ha reso realistica la rappresentazione del lavoro delle spie, privandole di qualsiasi alone romantico per immergerle in atmosfere sordide, violente e per niente eroiche.
Questo testo aveva già avuto un’ottima trasposizione in una serie televisiva nel 1979 per opera della BBC, regia di John Irvin, ove il personaggio del grigio ma astutissimo funzionario George Smiley era affidato all’arte di Alec Guinness. Siamo nel 1973 e lo spionaggio inglese assiste al fallimento di una serie di operazioni oltrecortina, una delle quali, sviluppata a Budapest, porta alla morte – almeno così si dice – di un agente operativo. Il capo del dipartimento, Control, è rimosso e, assieme a lui, il fido George Smiley che riceve dal ministro l’incarico riservato di verificare le voci secondo cui una spia russa, in gergo La talpa, si sarebbe infiltrata ai massimi livelli. Il funzionario, che ha già non pochi guai con la moglie fedifraga, assolverà brillantemente il compito, anche se non esiterà a far ricorso a manovre e pratiche tutt’altro che legali. Il film odierno ha almeno due meriti. Il primo è la capacità di ricostruire con dovizia di particolari e notazioni adeguate il clima di un’epoca. Il secondo è la bravura di un gruppo di attori – Gary Oldman, Colin Firth, Katty Burke, John Hurt, per citare solo i primi nomi che vengono alla memoria – davvero eccezionale. Se c’è una cosa che latita, invece, è l’approfondimento psicologico della figura del protagonista il cui dibattersi fra il dovere e il dramma familiare è risolto interamente a favore del primo aspetto lasciando alquanto in ombra il secondo.