Le nevi del Kilimangiaro (Les Neiges du Kilimandjaro), ultima fatica del prolifico e impegnato regista francese Robert Guédiguian, ci porta in un universo di speranza e buoni sentimenti. Ritornato nella sua Marsiglia dopo alcune escursioni parigine, il cineasta ci racconta i triboli di un sindacalista portuale che spinge la sua onestà sino a truccare l’estrazione per scegliere i venti operai da licenziare in cantiere mettendo il suo nome al posto di quello di un altro.
Disoccupato e melanconico, passa le giornate fra lavori casalinghi e ozio, sino al momento in cui lui, la moglie e una coppia di amici sono vittime di una rapina in cui due banditi rubano loro risparmi e denari raccolti dagli altri operai per compensarlo della sua lunga militanza. Casualmente scopre che uno dei rapinatori è un suo ex – collega, licenziato anche lui, lo denuncia alla polizia e lo fa condannare. Quando ha un confronto con il ladro, si sente insultare e accusare di non aver adempiuto i suoi compiti in modo adeguato e di essere passato dalla parte dei padroni. Sconvolto, finirà per prendere con sé, assieme alla moglie, i due fratelli del delinquente, due ragazzini che, altrimenti, rimarrebbero senza alcuna protezione. Più che ai vecchi ideali comunisti, tipici di questo regista, spira nel film una piacevole aria di socialismo romantico, rinforzato dalle molte citazioni di Jean Jaurès, uno dei padri della socialdemocrazia francese. E' un film ottimista e solidale che, di questi tempi, appare più che utile oltre che piacevole da vedere.