Missione di pace è il film d’esordio di Francesco Lagi. Il capitano Vinciguerra riceve l’incaricato di trovare e arrestare un criminale di guerra jugoslavo che si nasconde in una zona boscosa fra quella controllata dagli italiani e quella su cui sovraintendono gli americani.
Il militare si trova nei guai quando gli capita fra capo e collo il figlio pacifista, verboso e pseudo rivoluzionario che ha già ostacolato in passato la sua carriera. Il ragazzo riesce a mettere in subbuglio la già sgangherata pattuglia di militari agli ordini del padre fra cui una soldata più che improbabile, ma sarà anche l’artefice della riuscita della missione. Siamo dalle parti di una sorta di Armata Brancaleone (1966) di Mario Monicelli mal costruita, abborracciata, diretta in modo approssimativo e con un sottofondo razzista dimostrato dal modo in cui è rappresentato il ricercato: un selvaggio violento e stupido solito divorare il cuore degli orsi che uccide. A questo si aggiunga una direzione slabbrata, approssimativa, inesperta e si avrà il quadro completo di un tipo di cinema di bassissima qualità, del tutto privo di fantasia e inventiva. Come dire la migliore testimonianza delle ragioni per cui i nostri film sono indigesti, totalmente inesportabili e fastidiosi.