L’amore che resta (Restless, letteralmente Insonne) ha aperto la sezione Un Certain Regard del festival di Cannes 2011. Il film è l’ultima fatica del prolifico e amatissimo, da una parte della critica, regista americano Gus Van Sant si scosta abbastanza dai suoi stilemi raccontando una storia in cui compaiono una giovane ammalata terminale di cancro al cervello e un ragazzo talmente affascinato dall’idea della morte da frequentare tutti i funerali che gli capitano a tiro, oltre che dialogare con il fantasma di un pilota kamikaze giapponese morto nella seconda guerra mondiale. E’ una sorta di elegia dell’amore e della morte che, per un certo verso, si muove sullo stesso terreno di Heareafter, l’ultimo film distribuito in Italia a firma di Clint Eastwood, discostandosene per scarsa razionalità e una buona dose di romanticismo non proprio di prima mano.
La riflessione sull’amore e la morte si aurea, in questo modo, di una sorta di sapore dolce molto lontano dalle opere più apprezzabili di questo cineasta: in cui si coglie sia una posizione quasi da entomologo nell’osservazione del mondo e degli esseri umani (Elephant, 2003) o un netto impegno a favore della lotta per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali (Milk, 2008). Certo, qui ci sono anche elementi positivi, come la pulizia dello stile, una caratteristica tipica di quest’autore, e la semplicità del raccontare, ma non bastano a conferire al film una statura veramente elevata