Il regista danese Nicolas Winding Refn potrebbe essere definito un emulo di Quentin Tarantino. Sino ad ora ha diretto, in patria e negli Stati Uniti, sette film che si segnalano per un sovraccarico di violenza, sangue e ammazzamenti vari.
Così è anche per Drive (Guidare) che nasce dal romanzo omonimo di James Sallis (1944), pubblicato nel 2005. E’ la storia di un abile conduttore d’auto che campa facendo il cascatore, lavorando in un garage e dando saltuariamente una mano a qualche banda di rapinatori. Un giorno incontra, per caso, una giovane madre il cui marito è in prigione. La aiuta, se ne innamora e quando il recluso esce da una mano anche a lui per smarcarsi da un guaio in cui si è cacciato mentre era dentro. Purtroppo le cose vanno storte, il colpo progettato si rivela ben diverso da com’era stato pensato e incominciano a scapparci cadaveri e getti di sangue. Alla fine, di morti, se ne conteranno poco meno di una decina, lui compreso. Indubbiamente il racconto è teso e ben costruito, ma riesce difficile capire come un prodotto nettamente commerciale e di genere come questo sia riuscito a entrare nella selezione dell’ultimo festival di Cannes e ad aggiudicarsi il riconoscimento per la miglior regia.