Il cinema comico è una brutta bestia, tanto che non sono pochi, fra gli studiosi, i critici e i professionisti, coloro che hanno segnalato come sia relativamente facile realizzare un buon film drammatico, ma molto difficile ottenere lo stesso risultato con materiale comico. La controprova si può avere costatando come siano assai meno le opere leggere rimaste nella storia del cinema rispetto a quelle drammatiche. Dany Boon (Daniel Hamidou, 1966) ha alle spalle una vasta carriera come attore, sceneggiatore, produttore e regista.
Dopo una direzione basata sulla messa in cinema di un suo spettacolo teatrale (La maison du bonheur, 2006), nel 2008 ha centrato l’obiettivo commerciale firmando Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch'tis) che in Francia ha ottenuto il secondo miglior incasso di tutti i tempi, con oltre 20 milioni e 350 mila spettatori. Il film ha avuto una versione italiana (Benvenuti al sud, 2010), firmata da Luca Miniero, e si sta lavorando su un’americana - prodotta da Will Smith, ambientata nel Nord Dakota – prevista per il 2013 di cui non si conosce ancora il regista. Si è parlato anche di un rifacimento tedesco, ma su questo versante le informazioni non sono precise. Nel frattempo il cineasta francese ha realizzato questo Niente da dichiarare (Rien à déclarer?) che utilizza lo stesso ingrediente che ha fatto la fortuna del film precedente: la contrapposizione fra gruppi etnici diversi. Qui è di scena il conflitto fra un doganiere belga e un francese negli anni segnati dalla cancellazione delle frontiere, decisa dalla Comunità Europea. Siamo nel campo del cinema farsesco di livello meno elevato e l’utilizzo di pregiudizi e figure che sfiorano il razzismo – i francesi mangia lumache, i belgi stupidoni – sono usati a piene mani. In altre parole siamo alla presenza di un cinema facile, semplicistico, noioso.
