Roman Polanski ha tratto Carnage (Carneficina) dal testo teatrale Le Dieu du Carenage (Il dio della carneficina, 2006) della scrittrice, attrice e drammaturga francese Yasmina Reza (1959). Due coppie s’incontrano per discutere e sistemare una lite avvenuta fra i rispettivi figli, uno dei quali ha rotto un paio di denti al rampollo dell’altra famiglia colpendolo con un ramo.
Sono i genitori dell’aggredito a invitare gli altri due e tutto sembra procedere per il meglio fra sorrisi, buone maniere e civismo, ma presto le cose iniziano a degenerare. Basta una parola di troppo, un gesto malinteso e scoppia una vera e propria carneficina con le donne che si alleano per accusare i mariti di maschilismo e insensibilità e questi che solidarizzano fra loro all’insegna delle bevute e del cinismo. E’ un percorso dalla civiltà alla ferocia della giungla che passa per la cancellazione di ogni parvenza di civismo in nome della convenienza personale. Come si capirà da queste poche righe è il classico testo ricco di letture di secondo grado che solo una pattuglia di attori straordinari è in grado di caricare di tutta la complessità che richiede. Buona parte del merito della riuscita del film va al cast composto di Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz e John C. Reilly che portano sullo schermo il patrimonio professionale acquisito in anni di lavoro nel cinema e in teatro. E’ un’opera rapida, compatta (79 minuti), ma così ricca di senso che si stenta a racchiuderla in un giudizio definitivo. Per ora basti dire che è questo il cinema che amiamo e che ci fa entrare in sala ogni volta con la speranza di cogliere qualche cosa di veramente nuovo.