C’è poco da dire su Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma (Di Renjie) diretto dal vietnamita, naturalizzato hongkonghese, Tsui Hark (1950) di cui abbiamo conosciuto opere ben più intriganti come Shang Hai zhi yen (I blues di Shanghai, 1984) e Wong Fei Hung (C’era una volta in Cina, 1991).
Corre l’anno 689 d.C. e grazie alla potente e illuminata dinastia dei Tang la Cina vive un’epoca prosperosa e dinamica. Alla morte dell’imperatore dovrebbe salire al trono la sua vedova Wu destinata diventare la prima donna al vertice dell’impero. La cosa non piace ad alcuni maggiorenti che approfittano della costruzione di un’enorme statua di Buddha, voluta dalla quasi sovrana, per ordire una congiura per ucciderla. Alcuni eventi quasi magici, un paio di dignitari prendono letteralmente fuoco non appena si espongono al sole, inducono la quasi sovrana a far uscire dalla prigione il funzionario – poliziotto Dee, incarcerato per essersi espresso contro l’ascesa al trono di una donna, incaricandolo di sciogliere il garbuglio. Cosa che avviene dopo un paio d’ore scarse di duelli aerei, scontri – balletto, esplosioni di misteri e chi più ne ha più ne metta. E’ un film dal bilancio imponente e dagli effetti speciali magici con la solita passerella di scene da arti marziali, duelli all’arma bianca, immagini di folle sterminate e città magiche. C’è ben poca materia d’interesse e molta meraviglia tecnologica.