Punto d’impatto (The Ledge) di Matthew Chapman, più noto come sceneggiatore (La giuria - Runaway Jury, 2003 – di Gary Fleder, Il colore della notte - Color of Night, 1994 - di Richard Rush, …) che come regista, è il classico film a tesi, meglio a scontro di tesi. Due uomini sono su un cornicione, uno ha deciso di suicidarsi allo scoccare di mezzogiorno, l’altro è un agente di colore che cerca di dissuaderlo. Attraverso una serie di flash back ripercorriamo le loro storie, l’uno deve uccidersi se vuole che sia risparmiata la donna che ama, l’altro ha appena scoperto che i suoi figli sono nati da una relazione strumentale (lui è sterile sin dalla nascita, ma non lo sapeva) fra sua moglie e suo fratello.
La prima storia coinvolge quello che sta per uccidersi, un dirigente alberghiero, e un fanatico religioso. L’albergatore e la moglie, un’ex tossicodipendente, hanno una relazione, scoperta dal marito tradito che gli ha imposto un’aut – aut: o lui si sucida, per espiare la colpa o ammazzerà la moglie fedifraga. Il conflitto marcia su due binari, da un lato c’è lo scontro fra il fanatismo bigotto e il libero pensiero, dall’altro quello fra il senso della famiglia tradizionale e la complessità del rapporto uomo – donna. La soluzione vedrà trionfare, come da facile previsione, i valori della razionalità e della duttilità, ma questo arriverà dopo un percorso più di testa che autenticamente partecipato. In altre parole è un film costruito a tavolino attorno a tesi precostituite: più la dimostrazione di un paio di teoremi che un’autentica opera creativa.