L'11 settembre del 1973 le alte gerarchie dell’esercito cileno, aiutate dalla CIA, misero in atto un sanguinoso colpo di stato contro il governo di Unità Popolare presieduto dal socialista Salvador Allende, uscito vincitore dalle elezioni del 1970. Si aprì così uno fra i periodi più bui della storia dell’America Latina e del mondo moderno. Fucilazioni, torture, arresti e imprigionamenti senza motivi legali, campi di concentramento divennero materia corrente e travolsero l’intero movimento sindacale e democratico del paese. Fu un incubo destinato a durare sino al 1990, un periodo in cui il Cile divenne esempio universale di ferocia e dittatura sanguinaria.
Uno dei centri di detenzione fu costruito sull’isola Dawson, nello stretto di Magellano, un deserto gelido battuto da venti freddissimi. Questo vero e proprio lager fu riservato ai membri del governo deposto e alle personalità del Cile democratico: esponenti politici di sinistra, sindacalisti, intellettuali. Uno dei detenuti - l’ex – ministro per le miniere Sergio Bitar Chacra (1940), fra i fondatori della Sinistra Cristiana - scriverà un libero su quell’esperienza, Isla 10, da cui Miguel Littin, regista di punta del cinema democratico cileno, ha tratto, nel 2009, il film Dawson Isla 10 che ora approda sugli schermi commerciali. Il cineasta affronta questa dolorosa materia facendo ricorso alle migliori doti di documentarista e immergendosi totalmente nella vita quotidiana del campo. Certo non mancano le figure degli aguzzini spietati e sadici, ma anche fra loro il regista riesce a scovare qualche minima traccia d’umanità. Ne emerge un film doloroso che rinnova le ferite di chi quegli anni li ha vissuti, magari protestando e sfilando dall’altra parte dell’oceano, e richiamando l’attenzione di chi quelle cose non le ha mai sapute o le ha, colpevolmente, dimenticate.