Il giapponese Takashi Mike si è rifatto alla leggenda degli Jûsan-Nin No Shikaku (13 assassini) spostando da 1701 alla fine dell’ottocento una delle storie orientali che già ha avuto numerose versioni narrative, teatrali e cinematografiche. La più recente, per il grande schermo, è Shijûshichinin no shikaku (I 47 rônin, 1994) firmata da Kon Ichikawa (1915 - 2008). E’ un racconto cui non sono estranei rifacimenti da parte di registi di prestigio, da Akira Kurosawa (1910 -1998) con I sette samurai (Shichinin no samurai, 1954) ad autori occidentali come John Sturges che ha firmato I magnifici sette (The Magnificent Seven, 1960).
Nella sostanza si tratta del manipolo di eroi, nel caso tredici samurai, che accetta una missione impossibile al servizio di un potente signore: bloccare e uccidere un arrogante e crudele dignitario convinto di poter fare qualsiasi cosa gli passi per la testa senza pagare il fio dei suoi crimini. Nella sostanza il film vive per la mezzora della battaglia finale, in cui quasi tutti gli eroi perdono la vita, ma il cattivissimo è sconfitto. In questa nuova versione non mancano gli accenni politici, poiché il crudele signorotto vuol rompere la pace faticosamente stabilita fra i vari feudatari dopo anni di guerre e massacri. Naturalmente abbondano le meraviglie tecnologiche, l’uso sapiente della macchina da presa, gli ettolitri di falso sangue, le teste mozzate e via elencando. Tutto questo non basta a dare al film uno spessore autenticamente originale e a evitare il senso del già visto.