Il ragazzo con la bicicletta (Le gamin au vélo) porta la firma dei fratelli Jean-Perre e Luc Dardenne, cineasti onusti di premi e che a Cannes hanno ottenuto, ex – aequo con Nuri Bilge Ceylan, autore di Zamanlar Anadolu’da (C’era una volta l’Anatolia) il Gran Premio della Giuria bissando i successi di Rosetta (Palma d’Oro e premio della migliore interpretazione femminile, 1999), Le fils (Il figlio) che ha ottenuto il premio per la migliore interpretazione maschile del 2002 e L’enfant (Il ragazzo) coronato con la Palma d’Oro nel 2005. Questa loro ultima fatica ribatte la strada stilistica delle loro opere migliori, un percorso fatto di macchina da presa costantemente addosso agli interpreti, storie semplici ma ricche di significato, interpreti straordinari.
Cyril non ha ancora compiuto dodici anni, vive in una casa per ragazzi ove il padre l’ha messo non avendo più intenzione di curarsi di lui. Il sogno del giovane è di ritrovare il genitore, ma quando ciò accade, questi gli conferma che di lui non vuole sapere. Uno spiraglio si apre quando Samantha, una parrucchiera gentile e sensibile, decide di diventare l’affidataria temporanea del ragazzo. Anche nella nuova situazione le cose non vanno vene e lui si lega a un delinquentello che lo spinge a rapinare un bibliotecario. Uscito dai guai, grazie ancora una volta ai buoni uffici della parrucchiera, rischia grosso quando il figlio del rapinato vuole vendicarsi. Tuttavia ogni cosa finirà vene con la speranza che il giovane abbia superato il trauma dell’abbandono e capito quale strada sia meglio imboccare. Il film è girato con l’usuale stile pulito e tranquillo tipico di questi due cineasti, e costruisce un piccolo apologo sulla violenza del mondo e sui drammi dell’abbandono. E’ una storia apparentemente banale, ma che i due registi trasformano in un piccolo gioiello di sensibilità e introspezione psicologica.