Dickie e Micky Ward, fratellastri americani, sono entrati nelle cronache del pugilato perché il primo è stato una speranza della noble art ed è poi caduto in disgrazia causa abuso di droga, mentre il secondo, allenato dal fratello, ha vinto, nel 2000, il titolo mondiale dei welter leggeri riservato ad atleti di peso inferiore ai 65 chili. Alla loro storia David O. Russell (1958) ha dedicato The fighter, interpretato da Mark Wahlberg e Christian Bale nel ruolo dei due pugili. Il press book del film si affanna a porre l’accento sulla veridicità della vicenda e, sui titoli di coda, compaiono anche le immagini dei due veri atleti. Nonostante questo, la struttura dell’opera marcia a gonfie vele sui binari traccia da un genere cui hanno concorso decine di altre storie sul pugilato con tanto di apologia, caduta e ritorno sulla cresta dell’onda.
Qui ci sono, in più, il quadro di una provincia americana, il Massachusetts, anche se gran parte del film è stata girata in California, e un quadro familiare dominato da una caterva di donne capeggiate da una madre autoritaria. La storia è costruita rispettando i canoni del genere, gli attori sono correttamente professionali, ma è l’insieme della proposta a lasciare alquanto insoddisfatti, soprattutto per l’alto tasso di prevedibilità che la segna.