Cigno nero (Black Swan) ha aperto la Mostra di Venezia 2010 in anteprima mondiale. L’ha diretto Darren Aronofsky, un autore incline all’horror e il mistero, come hanno testimoniato altri suoi lavori: The Wrestler (2008) e The Fountain (2006). Al centro della storia c'è una ballerina classica chiamata a interpretare il ruolo della regina nel Lago dei cigni di Pëtr Il'ič Čajkovskij (1840 - 1893). Spinta da un coreografo dal comportamento autoritario e crudele, trasforma la preparazione dello spettacolo in una sorta di delirio che le spingerà a immaginare delitti e a ferirsi sino uccidersi, come l'eroina del balletto.
Una morte che si fonde con gli osanna del pubblico. Ci sarebbe materia per riflettere sul difficile rapporto fra creazione e vita, oppure meditare sull'ossessione della perfezione in questa come in altre forme di arte, oppure a dissertare sule turbe di una mente ossessionata da un solo pensiero. Vaste ipotesi che naufragano contro la realtà di un film il cui autore si preoccupa solo di creare atmosfere cupe alla Roman Polanski prima maniera, per intendersi quello di Repulsion (1965), o a citare la competizione fra primedonne come avveniva, con ben maggior risultato, in Eva contro Eva (All About Eve, 1950) di Joseph L. Mankiewicz. In definitiva è una storia ben poco originale, piena di salti narrativi non sempre giustificati e davvero poco interessante.