Una premessa: è molto raro che personaggi, situazioni televisive o cabarettistiche mantengano forza e originalità quando passano dal palcoscenico o dal piccolo schermo alla sala cinematografica. Lo sanno bene, ad esempio, Aldo, Giovanni e Giacomo i cui primi film erano appesantiti da strutture non del tutto adeguate al grande schermo. Il primo merito di Qualunquemente di Giulio Manfredonia (nato nel 1967 e una lunga carriera con il gruppo di Luigi Comencini e delle sue figlie) è evitare ogni ripetersi televisivo.
Il secondo pregio è di imbastire, su personaggi grotteschi, un’opera che non è per niente un testo conico. Un malavitoso sfuggito al carcere con una lunga latitanza ai Caraibi, ritorna nella natia Marina di Sopra, in Calabria, per riprendere in mano i suoi affari. Sono attività che offendono l’ambiente, fanno stame del patrimonio culturale, innescano uno sfarzo pacchiano, vantano incultura e disprezzo per le leggi. Tuttavia, nel paese c’è chi, tendenzialmente una maggioranza, vuole voltare pagina e far eleggere sindaco una persona onesta. Ecco allora che Cetto La Qualunque decide di scendere in politica, candidarsi a si a primo cittadino e trasformate l’amministrazione pubblica in un’appendice di cosa sua. Antonio Albanese trasferisce sul grande schermo il personaggio apparso per la prima nel 2003 all'interno del programma televisivo Non c'è problema in un film che è tutto tranne che un’opera comica. Il pregio maggiore dell’opera è proprio in questa capacità di trasferire storia e figure che la popolano dalla farsa alla tragedia, al punto che il film non termina per niente con la vittoria dei buoni sui malvagi. In altre parole quello che emerge è un ritratto impietoso e feroce dei nostri tempi, un affresco che, come dimostrano recenti fatti di cronaca politica, è persino inferiore all’orrore di cui veniamo a conoscenza ogni giorno.