Stephen Frears (1941) è un regista inglese i cui film si collocano nella parte alta della media qualitativa cinematografica. Sin dai tempi di My Beautiful Laundrette (1985), arrivando sino a questo Tamara Drewe – Tradimenti all’inglese, passando per opere efficaci come The Snapper (1993) e La regina (The Queen, 2006), questo cineasta non ha quasi mai sbagliato un film e ha spaziato dal dramma, alla commedia, alla satira. Quest’ultima fatica segue la via, ormai consueta, della trasposizione sul grande schermo di un racconto a fumetti (pardon: di una graphic novel!). Nel caso specifico il riferimento è all’omonima serie di tavole disegnate firmate da Posy Simmonds e pubblicate, tra il 2005 e il 2006, sul quotidiano britannico The Guardian, Fumetto che, a sua volta, prendeva spunto dal romanzo Via dalla pazza folla (Far from the Madding Crowd) scritto nel 1874 da Thomas Hardy (1840 – 1928).
La storia raccontata è presto detta. Una piccola comunità d’intellettuali, più precisamente scrittori ospiti di una casa di campagna per letterati diretta dalla moglie di un autore di libri gialli di successo, è sconvolta dal ritorno al villaggio, dopo molti anni, di Tamara Drewe, una formosa ragazza, ora giornalista e aspirante scrittrice, partita da qui quando ancora era un brutto anatroccolo. Ora è diventata, dopo qualche ritocco al naso, una splendida donna che tutti guardano con occhi spermatici. La sua presenza innesca adulteri a ripetizione, fa riesplodere vecchie passioni e, persino, è causa della morte del famoso romanziere. La regia è professionalmente alta, il gusto dell’intreccio rende omaggio alle tavole di partenza, pur senza frantumare eccessivamente il racconto, in poche parole si serve del fumetto, lo rispetta, ma non se ne fa condizionare. Il film è piacevole e divertente, ma gli manca lo scatto espressivo in grado di trasformarlo in opera memorabile.