James Myers – Jim - Thompson (1906 – 1977) è stato uno scrittore e sceneggiatore statunitense che ha molto contribuito al genere noir. Dalla sua penna sono usciti romanzi molto popolari e sceneggiature di film importanti come Rapina a mano armata (The Killing, 1956) e Orizzonti di gloria (Paths of Glory, 1957), entrambi di Stanley Kubrick, Getaway! (The Gateway, 1972) di Sam Peckinpah e Colpo di spugna (Coup de Torchon, 1981) di Bertrand Tavernier. L'assassino che è in me (The Killer Inside Me, 1952) è un suo romanzo che ha avuto almeno un’altra trasposizione sul grande schermo, quella firmata da Burt Kennedy nel 1976.
E’ ora la volta di Michael Winterbottom (1961), un regista inglese eclettico come pochi altri e capace di passare dal film socialmente e/o politicamente impegnato (Butterfly Kiss, 1994 - The Road to Guantanamo, 2006) alla commedia (A Cock and Bull Story, 2006), all’opera ad alta gradazione erotica (9 Songs, 2004), alla trasposizione del romanzo famoso. La sua versione di The Killer Inside Me appartiene a quest’ultimo filone e recupera, dall’originale, l’attenzione per le passioni morbose, la violenza, il sadismo che si possono celare sotto un’apparenza di ordinaria vita borghese. Siamo negli anni cinquanta, in un’assolata provincia del Texas ove un giovane aiutante sceriffo opera con soddisfazione dei cittadini e, soprattutto, dei potenti locali. Tutto bene sino al momento in cui riceve l’ordine di mandare via una giovane prostituta di cui si è innamorato il figlio di un ricco costruttore. Sembrerebbe una pratica facile, da sbrigarsi come un qualsiasi incarico d’ordinaria amministrazione se fra la puttana e l’uomo di legge non scoccasse la scintilla che lega sadico e vittima in un groviglio di pulsioni che presto degenerano nell’omicidio. Il regista guarda ai suoi personaggi con occhio freddo e, in questo, rispetta abbastanza l’atteggiamento dello scrittore verso i protagonisti dei suoi libri: truffatori, perdenti, psicopatici, assassini. La differenza sta nella sostanziale solidarietà umana che traspare dalla pagina scritta, mentre, in questo caso, lo schermo ci rimanda solo freddezza e, a tratti, indifferenza. Nella sostanza è un film interessante, professionalmente solido ma riuscito solo in misura parziale.
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