Tom Cruise aveva bisogno di rinverdire una fama che, negli ultimi tempi, stava pericolosamente declinando. Niente di meglio, allora, che chiamare in soccorso un solido professionista come James Mangold (1963) che in passato ha dimostrato di essere in grado di servire a molti usi, dal rifacimento del western (Quel treno per Yuma, 2007) al fantastico (Kate & Leopold (2001), dal dramma psicologico (Ragazze interrotte, 1999) al poliziesco con venature civili (Cop Land, 1997), senza trascurare qualche incursione nel campo dei serial televisivi. Un autore adattissimo per un film come Innocenti bugie (Knight & Day) costruito su una catena di sequenza d’azione in cui il verosimile e l’aggancio alla realtà non hanno cittadinanza. La flebile e prevedibile trama racconta di un superpotente agente della CIA, forse imparentato con Superman, ingiustamente accusato di tradimento che assieme un’avvenente ragazza, che fa la meccanica d’auto d’epoca a tempo perso.
Lo scopo di questa strana associazione è di smascherare i traffici che ruotano attorno a una strabiliante invenzione, capace di produrre energia a costo zero, marchingegno di cui si vuole impadronire il cattivo di turno. La struttura fondamentale è quella della strana coppia, messa assieme casualmente ma destinata a un saldo sodalizio. In questo Tom Cruise e Cameron Diaz pagano un pesante pegno, non solo a classici dello schermo la coppia Katharine Hepburn - Cary Grant, ma anche a binomi ben più recenti e meno attraenti sul genere dell’accoppiata Jamie Lee Curtis - Arnold Schwarzenegger. In definitiva è un film tecnologicamente mirabolante, pieno di fracasso, prevedibile dalla prima all’ultima sequenza e dimenticabile non appena messo piede fuori della sala.