La passione di Carlo Mazzacurati racconta di un regista che, in passato, ha conosciuto momenti di successo, ma che è stato fermo ben cinque anni senza idee e senza la possibilità di realizzare un nuovo film. Un incidente, capitato in una sua casa in Toscana (si sono rotti i tubi per lacqua che hanno rovinato un affresco cinquecentesco disegnato sul muro di un locale contiguo) lo costringe a fronteggiare il bonario ricatto della sindachessa del borgo: accetti di dirigere la Sacra Rappresentazione, che si svolgerà da lì a quattro giorni, oppure sarà denunciato alla Sovraintendenza per il Patrimonio Artistico.
Preso fra due fuochi, vessato da un produttore cinico e superficiale che lo spinge a fare un nuovo film con una divetta della televisione, una star popolare quanto incolta, il nostro finirà per lasciarsi coinvolgere nella rivisitazione della Passione, rimanendone coinvolto al punto di dare, forse, una svolta alla sua vita. Questo cineasta ha sempre mostrato cristiana attenzione per emarginati e chi vive fra mille difficoltà. Oggi il suo disegno si fa ancor più preciso con lassunzione di una manifestazione religiosa quale occasione per un ravvedimento dellanima e dellintera esistenza. Il film è costruito molto bene, anche se con qualche approssimazione narrativa, e calibra in modo esatto ironia a malinconia collocandosi, se non a livello delle grandi opere, a quello della migliore commedia italiana riletta alla luce dei nuovi tempi. E un testo professionalmente maturo e, a tratti, originale.