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Qualsiasi discorso, critico o sociologico, su Avatar, ultima fatica del produttore e regista James Cameron, non può prescindere da due distinti campi d’osservazione. Un primo riguarda la funzione produttiva ed economica dell’operazione, un secondo le valutazioni più strettamente collegate allo stile e all’estetica dell’opera. L’operazione realizzata e il battage pubblicitario che l’ha accompagnata - il film più costoso mai realizzato, la tecnologia straordinaria, … - rientrano appieno nella tradizione di contrasto e dominio utilizzata da Hollywood per consolidare ed espandere le sue aree d’influenza. Quando una nuova minaccia si affaccia all’orizzonte – negli anni cinquanta era l’esplosione della televisione, oggi è l’aggressività di nuove potenze come Cina e India – si ricorre al recupero di vecchie invenzioni: negli anni ’50 furono il cinemascope, brevetto francese risalente alla prima guerra mondiale destinato a consentire una migliore visione agli equipaggi dei carri armati, e il 3D che rispolverava studi e scoperte risalenti agli anni venti.

Ovviamente questi revival avvengono col supporto d’ingenti capitali, quali solo l’industria cinematografica americana può disporre. Non vi è nulla, dunque, di nuovo o di necessitato, da un punto di vista stilistico o espressivo, ma solo le ragioni legate a una precisa operazione commerciale. Per quanto riguarda, poi, la qualità specifica del film è evidente il riciclo di vecchie storie che risalgono addirittura all’epopea del western: gli indigeni felici aggrediti perché il loro villaggio occupa spazi economicamente interessanti. Così come c’è ben poco d’originale nella conversione del soldato mandato in mezzo ai nativi. In questo senso la storia dell’ex marine, costretto su una sedia a rotelle e inviato in missione su un lontano pianeta per spiare i nativi il cui villaggio sorge su un sito ricco di un raro minerale, appare ben poco nuova. In poche parole tutto ciò che il film è in grado di dare si riduce a una tecnologia che raffina vecchie scoperte e le usa per ricoprire temi non meno polverosi.

valutazione: 1 2 3 4 5

Titolo originale: Avatar; regia:James Cameron; sceneggiatura: James Cameron; interpreti: Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Joel Moore, Giovanni Ribisi, Michelle Rodriguez, Laz Alonso, Wes Studi, CCH Pounder, Dileep Rao, Matt Gerald, Sean Anthony Moran, Jason Whyte, Scott Lawrence, Kelly Kilgour, James Pitt, Sean Patrick Murphy, Peter Dillon, Kevin Dorman; produttori: Brooke Breton, James Cameron, Laeta Kalogridis, Jon Landau, Josh McLaglen, Janace Tashjian, Peter M. Tobyansen, Colin Wilson; musica: James Horner; fotografia: Mauro Fiore; montaggio: James Cameron, John Refoua, Stephen E. Rivkin; ricerca attori: Margery Simkin; scenografie: Rick Carter, Robert Stromberg; direzione artistica: Nick Bassett, Robert Bavin, Simon Bright, Todd Cherniawsky, Jill Cormack, Stefan Dechant, Seth Engstrom, Sean Haworth, Kevin Ishioka, Andrew L. Jones, Andy McLaren, Andrew Menzies, Norman Newberry, Ben Procter, Kim Sinclair; arredamento: Kim Sinclair; costumi: Paul D. Alarcon, Mayes C. Rubeo, Deborah Lynn Scott; società produttrici: Twentieth Century-Fox Film Corporation, Dune Entertainment, Giant Studios, Ingenious Film Partners, Lightstorm Entertainment; nazionalità: Usa; anno di edizione: 2009; durata: 162 min.

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