William Shakespeare (1564 -1616) scrisse La tempesta (The Tempest) tra il 1610 e il 1611. L’opera è tradizionalmente considerata la penultima di questo autore, l'ultima interamente sua, ed è vista da molti come il testo che segnò il suo addio alle scene. Fu rappresentata per la prima volta al Whitehall Palace di Londra il primo novembre del 1611 e in seguito, probabilmente fu messa in scena anche al Globe Theatre e al Blackfriars Theatre.
Il copione, in cui sono abbondantemente presenti, maghi e altre figure fantastiche e misteriose, racconta la storia del mago Prospero, legittimo Duca di Milano, esiliato da circa dodici anni in un'isola del Mediterraneo abitata da spiriti, dopo che suo fratello Antonio, aiutato dal re di Napoli, lo ha deposto e costretto all'esilio. In possesso di arti magiche dovute alla sua grande conoscenza e alla prodigiosa biblioteca che è riuscito a portarsi dietro e servito, controvoglia, da uno spirito (Ariel) che lui ha liberato dall'albero dentro il quale era stato intrappolato da una strega il cui figlio Calibano, è stato a lungo l'unico abitante dell'isola. Prospero, avendo previsto che il fratello Antonio sarebbe passato nei pressi dell'isola di ritorno dalle nozze della figlia, Clarabella, con un re cartaginese, scatena una tempesta che causerà il naufragio della nave. Sulla nave viaggia anche il re di Napoli Alonso con il figlio Ferdinando, il fratello Sebastiano e il Gonzalo che aiutò Prospero a fuggire. Il mago, prodigo d’incantesimi, riesce a separare i superstiti del naufragio cosicché Alonso e Ferdinando credano entrambi che l'altro sia morto. Il copione inizia a questo punto ed è ricco di innamoramenti, magie, riconciliazioni sino a un finale riconciliatorio in cui Prospero torna a essere Duca di Milano e il suo ducato sarà unito al Regno di Napoli dal matrimonio di Ferdinando e Miranda. Luca De Fusco, direttore del Teatro Stabile di Napoli, ha curato adattamento e regia di una versione semplificata e moderna di questo testo in cui emergono tre varianti rispetto alle edizioni tradizionali: una corposa parte in napoletano affidata a Stefano e Trinculo, due marinai ubriaconi, che esplorano l'isola alla ricerca di vino, l’affidamento ad un’attrice, la bravissima Gaia Aprea, dei ruoli di Ariel e Calibano, e la citazione di frasi di altre opere dello stesso autore. Tutto questo immerso in una scenografia che, considerati i tempi, si può tranquillamente definire sontuosa e conferisce allo spettacolo un sapore piacevolmente retrò collocandolo fra le sorprese apprezzabili di questa stagione. L’interpretazione di Eros Pagni, che dà vita a un Prospero roboante quanto antiquato, rientra appieno nello spirito che anima l’intera proposta.