American animals, in programmazione in questi giorni nelle sale italiane, è una pellicola del 2018, sceneggiata e diretta dal giovane documentarista Bart Layton, classe 1974, al suo esordio alla regia. La vicenda raccontata si ispira ad una storia realmente accaduta nel 2003, quando quattro studenti universitari intentano il furto di un rarissimo manoscritto, dal grande valore e custodito con limitate misure di sicurezza, nella biblioteca della Transylvania University di Lexington in Kentucky. Sorprendentemente l’impresa riesce e per i quattro è l’inizio di un viaggio destinato al fallimento in un susseguirsi di tentativi goffi e maldestri ma soprattutto vani di rivendere la refurtiva. Nel ruolo dei quattro studenti, si cimentano quattro giovani promesse delle serie televisive americane: Evan Peters, nel ruolo di Spencer, un annoiato e svogliato studente d'arte che sente nella sua vita l'assenza di qualcosa di significativo che lo ispiri, Berry Koeghan (Warren), nei panni dell’amico d’infanzia, giocatore di calcio ma insoddisfatto del college e della sua mediocre vita di privilegi; Blake Jenner e Jared Abrhamson, nei panni rispettivamente di Erik e Chas, anch’essi compagni di college che si lascano coinvolgere con falese promesse, più per noia che per una reale motivazione. Layton è bravo nel mescolare realtà e commedia nel ricostruire uno spaccato della provincia americana, bianca e benestante, incarnata da una generazione di trentenni, insoddisfatti, senza prospettive e ideali, a cui non manca di niente ma è priva di quegli anticorpi necessari per vivere e farsi strada con le proprie forze nella società. Buona la scelta da parte del regista di inframezzare la narrazione con le interviste di commento ai veri protagonisti della vicenda, che hanno sbagliato e hanno pagato un prezzo importante, ciascuno latore di una versione dei fatti. L’esito è una commedia agrodolce, che ha ritmo e aspetti anche ironici, con un finale aperto su come siano davvero andate le cose.
Sorprendentemente l’impresa riesce e per i quattro è l’inizio di un viaggio destinato al fallimento in un susseguirsi di tentativi goffi e maldestri ma soprattutto vani di rivendere la refurtiva. Nel ruolo dei quattro studenti, si cimentano quattro giovani promesse delle serie televisive americane: Evan Peters, nel ruolo di Spencer, un annoiato e svogliato studente d'arte che sente nella sua vita l'assenza di qualcosa di significativo che lo ispiri, Berry Koeghan (Warren), nei panni dell’amico d’infanzia, giocatore di calcio ma insoddisfatto del college e della sua mediocre vita di privilegi; Blake Jenner e Jared Abrhamson, nei panni rispettivamente di Erik e Chas, anch’essi compagni di college che si lascano coinvolgere con falese promesse, più per noia che per una reale motivazione. Layton è bravo nel mescolare realtà e commedia nel ricostruire uno spaccato della provincia americana, bianca e benestante, incarnata da una generazione di trentenni, insoddisfatti, senza prospettive e ideali, a cui non manca di niente ma è priva di quegli anticorpi necessari per vivere e farsi strada con le proprie forze nella società. Buona la scelta da parte del regista di inframezzare la narrazione con le interviste di commento ai veri protagonisti della vicenda, che hanno sbagliato e hanno pagato un prezzo importante, ciascuno latore di una versione dei fatti. L’esito è una commedia agrodolce, che ha ritmo e aspetti anche ironici, con un finale aperto su come siano davvero andate le cose.