L’escape room è un gioco di logica nel quale i concorrenti, una volta rinchiusi in una stanza o appartamento allestito a tema, devono cercare una via d'uscita utilizzando ogni elemento della struttura e risolvendo codici, enigmi, rompicapi e indovinelli di vario tipo.
Per poter completare con successo questa gara contro le proprie paure, i partecipanti - che solitamente variano da 2 a 6 persone - devono organizzare la fuga entro un limite di tempo prestabilito, di solito di 60 minuti, in alcuni casi anche 120 minuti. L'obiettivo dell'avventura è quello di stimolare la mente, l’intuito, la logica e l’istinto di sopravvivenza. La collaborazione tra i partecipanti è un fattore indispensabile per risolvere gli enigmi e completare con successo il gioco che, nel caso del film, rappresenta una lotta per la sopravvivenza. Sì, perché questi sei personaggi che non si conoscono e che non hanno punti in comune (non è vero, prevedibile colpo di scena nelle fasi finali) allettati da un premio da 10,000 dollari (c’è crisi anche negli USA: il più ricco di loro non rinuncia perché per lui quei soldi sono importanti) si fanno rinchiudere in questa struttura in cui devono superare prove incredibili riuscendo a rimanere vivi fino all’uscita dell’ultima stanza. Il film anche come effetti speciali è realizzato in maniera più che decorosa: quello che manca è una sceneggiatura che funzioni, che dia visibilità ai personaggi, che non sia talmente prevedibile nei suoi sviluppi. Gli attori sono tutti professionali, le scenografie curate, la fotografia di buona qualità; un piccolo miracolo se si pensa che la produzione era a basso budget (6 milioni di dollari). Merito di questa buona confezione è soprattutto di Adam Robitel, quarantenne documentarista statunitense con alle spalle due soli lungometraggi, gli accettabili horror Per poter completare con successo questa gara contro le proprie paure, i partecipanti - che solitamente variano da 2 a 6 persone - devono organizzare la fuga entro un limite di tempo prestabilito, di solito di 60 minuti, in alcuni casi anche 120 minuti. L'obiettivo dell'avventura è quello di stimolare la mente, l’intuito, la logica e l’istinto di sopravvivenza. La collaborazione tra i partecipanti è un fattore indispensabile per risolvere gli enigmi e completare con successo il gioco che, nel caso del film, rappresenta una lotta per la sopravvivenza. Sì, perché questi sei personaggi che non si conoscono e che non hanno punti in comune (non è vero, prevedibile colpo di scena nelle fasi finali) allettati da un premio da 10000 dollari (c’è crisi anche negli USA: il più ricco di loro non rinuncia perché per lui quei soldi sono importanti) si fanno rinchiudere in questa struttura in cui devono superare prove incredibili riuscendo a rimanere vivi fino all’uscita dell’ultima stanza. Il film anche come effetti speciali è realizzato in maniera più che decorosa: quello che manca è una sceneggiatura che funzioni, che dia visibilità ai personaggi, che non sia talmente prevedibile nei suoi sviluppi. Gli attori sono tutti professionali, le scenografie curate, la fotografia di buona qualità; un piccolo miracolo se si pensa che la produzione era a basso budget (6 milioni di dollari). Merito di questa buona confezione è soprattutto di Adam Robitel, quarantenne documentarista statunitense con alle spalle due soli lungometraggi, gli accettabili horror The Taking (2014) e Insidious: l'ultima chiave (Insidious: The Last Key, 2018). Il regista ha saputo fare muovere bene gli attori in scenografie rese funzionali anche dalla illuminazione e dal veloce movimento di macchina che crea una tensione niente male. Non ci sono porte che cigolano, personaggi che muoiono urlando, suoni lancinanti: è più un thriller che un horror. E, forse, troppo raffinato per piacere al grosso pubblico. I protagonisti sono sei e sono una studentessa di scienze timida e solitaria, un giovane che è in lotta contro se stesso, una bella e atletica soldatessa, un carismatico ed egocentrico venditore di prodotti finanziari, un camionista della West Virginia (il più anziano del gruppo) e un giovane cyber-smanettone grande appassionato di escape room. Purtroppo, gli autori non hanno saputo creare prove per questi poveri disgraziati che possano sembrare credibili con un minimo di tensione. Anche nel susseguirsi delle morti gli spettatori non hanno grandi sorprese: almeno i primi tre muoiono nell’ordine che tutti immaginavano.