Justin Kurzel, assieme a Michael Fassbender e Marion Cotillard, ha affrontato con spavalderia l’impresa non facile di trasporre un videogame conosciuto da tutti in un film originale che possa, se il caso, avere successivi sviluppi in altre produzioni.
Provenienti dal successo di Macbeth (2015) – mediocre ma con presente in pectore molto di quanto utilizzato per questa nuova sfida – il trio dimostra di avere ottima complicità, anche de questo non basta per riuscire a creare magia, originalità, interesse, coinvolgimento. Probabilmente al pubblico che non lo conosceva poco importa che il videogioco sia stato stravolto dagli sceneggiatori dando molto spazio a quanto accade ai giorni nostri e penalizzando i viaggi nel passato. Tuttavia chi ha apprezzato questa caratteristica nelle battaglie interminabili, complice la console della Play Station e la sua voglia di cimentarsi in scontri molto ben ricostruiti anche nei particolari storici, probabilmente avrà l’impressione di assistere ad un nuovo mondo che difficilmente lo entusiasmerà. Il regista australiano sembra fin troppo sicuro della sua bravura, tanto da dirigere lasciando poco all’intervento dei collaboratori. Un cast con ottimi attori gli permette di fare un film in cui la coesione narrativa non perfetta disturba ma non rende negativo quanto realizzato. Michael Fassbender, Marion Cotillard e Jeremy Irons – 4 Oscar complessivi – assieme ai bravi Brendan Gleeson e Charlotte Rampling danno spessore a personaggi non sempre ben costruiti in fase di scrittura. Uomo trasformato negativamente da una tragedia è in attesa del giorno dell’esecuzione. Viene segretamente salvato dalla Abstergo Industries, multinazionale scientifica nonché copertura moderna del Ordine dei Templari, che ha bisogno di lui. Attraverso un macchinario capace di riportare in superficie le memorie genetiche e di far rivivere i ricordi degli antenati, l’uomo scopre di discendere da un membro dell’Ordine degli Assassini, Aguilar de Nertha, vissuto nella Spagna del XV secolo, durante il periodo buio dell’Inquisizione. Rivivendo le memorie di quel 1492 in cui Colombo scoprì l’America e dove il capo dell’Ordine era una presenza drammaticamente forte, il protagonista raggiungerò una grande abilità nel combattere ma anche nel ragionare sulla soluzione di problemi difficili, abilità a cui fa ricorso per combattere ciò che ritiene negativo.