22 Novembre 2007
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48°Thessaloniki Film Festival 2007 |
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Vari titoli importanti sono entrati nel cartellone, sia di opere viste in altre manifestazioni, sia di produzioni di prossima uscita. Fra i primi segnaliamo Gruz 200 (Cargo 200) del russo Alexey Balabanov, già inserito elle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia 2007. Siamo nel 1984, nella provincia russa, Jurij Andropov (1914 1984) è morto da poco, gli è succeduto Konstantin Černenko (1911 1985), che scomparirà lanno dopo per far posto a Michail Gorbačëv (1931). Questultimo tenterà inutilmente di fermare la deriva del paese imponendo riforme, la perestroika, importanti, ma incapaci di bloccare una deriva ormai irreversibile. Il titolo del film fa riferimento alla sigla dei voli su cui sono riportati in patria i corpi dei militari morti in Afghanistan. Uno di questi trasporti deve atterrare nellaeroporto di una città industriale, con il suo carico di bare. Fra queste cè quella di un sottufficiale, fidanzato della figlia di un gerarca locale. La ragazza è scomparsa da qualche giorno, rapita da un alto funzionario di polizia che la violenta con una bottiglia e la tiene legata ad un letto su cui scarica la salma del fidanzato e la costringe a fare lamore con un detenuto ubriacone, che lui stesso ucciderà alla fine della copula. La storia è immersa in unaltra vicenda, quella di un contrabbandiere di vodka trasformato in capro espiratoria di un altro delitto commesso dal poliziotto. Lo scenario è quello di un ambiente degradato al massimo, in cui la polizia funziona come una banda di feroci criminali privi di qualsiasi senso morale. I fatti raccontati fanno riferimento ad episodi realmente accaduti, ma la cosa che più colpisce è lambiente in cui succedono: un mondo marcescente, popolato da figure bestiali, costantemente immerso in unatmosfera cupa che ben sintetizza il carattere dei personaggi. Il regista, di cui vanno ricordati almeno i due film poliziesco sociali Brat I e II (Fratello I e II, 1997 e 2000), disegna un quadro da fine impero, un ritratto da cui è stata espulsa ogni forma di legalità e ove larbitrio regna sovrano. Un deserto dei sentimenti che corrisponde a strutture fatiscenti, alcoolismo, sporcizia e violenza. Un quadro reso bene da una fotografia che tende ai toni della putrefazione e da una recitazione inespressiva sino alla catatonia. La struttura intreccia le varie storie e non risparmia momenti di tragica ironia, come la grottesca conversazione iniziale fra lalto ufficiale dellesercito e il fratello, docente universitario di ateismo. Un film doloroso, lucido e di grande impatto emotivo.
Anche Restul e tăcere (Il resto è silenzio) di Nae Caranfil, già presente nel concorso internazionale di Locarno 2007, parte da una storia personale, quella delle fatiche di un giovane regista per varare il primo film colossal rumeno dedicato alla guerra del 1877 contro i turchi. Attraverso questa storia la regia disegna un mosaico del paese colto fra il 1911 e gli anni 40. Il riferimento è a un film realmente esistente, al Festival di Locarno ne è stata proiettata una versione restaurata, e serve a tracciare un quadro segnato da amori e contrapposizioni fra un giovane attore, mancato e cinefilo entusiasta, e un ricco possidente che finirà con limpossessarsi del lavoro dellaltro assumendosi la titolarità dellopera. E un testo e ricco di tocchi umoristici, confezionato con cura, molto ben recitato e che riesce ad evitare le trappole della nostalgia cinematografica per un passato che, oggi appare glorioso, ma forse tale non è mai stato. Ultima segnalazione per Into the Wild (Nelle terre estreme) quarto lungometraggio diretto dallattore e regista Sean Penn, è tratto dal libro omonimo (1996) dello scrittore e alpinista Jon Krakauer (1954) in cui, partendo da una storia vera, si racconta la vita e la morte di Christopher McCandless, un giovane brillante che, subito dopo il conseguimento della laurea con il massimo dei voti, abbandona ogni cosa, cambia nome ribattezzandosi Alexander Supertramp (Alessandro Supervagabondo) regala i suoi soldi ai poveri, straccia di documenti didentità ed inizia a percorrere gli Stati Uniti a piedi, in direzione dellAlaska, terra che vede come una sorta di miraggio di ordine e naturalità.
Giunto nella gelida regione vi allestisce una sorta di casa dentro la carcassa di un vecchio autobus e lì vive cibandosi di selvaggina e prodotti naturali. Unesistenza monacale, in pseudo armonia totale con la natura, chiusa dallingestione di piante velenose credute benefiche. In realtà la vera causa della morte non è stato chiarita in modo certo per lo stato di decomposizione della salma. Fra le ipotesi avanzate ci fu la morte per stenti e freddo o, appunto, lavvelenato da radici credute commestibili. La forza del film è nel rapporto fra la bellezza del paesaggio e lutopia del giovane. La regia mette assieme armonicamente questi due momenti, costruendo un discorso che, senza prendere parte in modo aperto, mostra di rimpiangere un mondo naturale, oggi cancellato dalla vita di tutti i giorni, apparentemente bellissimo, ma non privo di pericoli. Emile Hirsch regge il film con una straordinaria interpretazione riuscendo a dare al protagonista un tono mediano che nega la follia estremistico naturalista, ma non rinuncia a sottolinearne il valore utopistico. Un bel film condotto con mano ferma e sguardo limpido.
Infine una nota per Irina Palm, quinto film del regista tedesco - belga Sam Garbarski. Linterprete è la famosa cantante e attrice Marianne Faithfull (1946), qui chiamata a dare vita ad una matura signora inglese alle prese con un problema drammatico: trovare, nel giro di poche settimane, le 6 mila sterline necessarie a far operare, in Australia, il giovane nipote affetto da una malattia rara. La soluzione si presenta con lassunzione in un sexy bar con il compito di masturbare i clienti che le porgono il pene da un buco, attraverso un muro. La delicatezza di tocco della donna diventa ben presto proverbiale, al punto che si formano code nella attesa del suo massaggio particolare. Naturalmente quando il figlio scopre da dove provengono le molte sterline che la madre porta a casa, succede il finimondo, anche se, alla fine, tutto si sistemerà per il meglio, compresa la nascita di un nuovo amore con il burbero gestore del locale. Il film è uno di quelli fatti apposta per catturare le simpatie del pubblico, una macchina perfetta apparentemente impertinente, sostanzialmente conformista come lo sono state The Full Monty (Full Monty - Squattrinati organizzati, 1997) di Peter Cattaneo e Calendar Girls (2003) di Nigel Cole. Opere abilmente in bilico fra irriverenza e rispetto delle regole, punzecchiature sociali e trionfo dei buoni sentimenti. La confezione commerciale cè tutta, il divertimento è assicurato, ma il bilancio finale lascia non pochi dubbi sulla reale consistenza stilistica ed espressiva del film.