08 Luglio 2007
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Festival di Karlovy Vary 2007 |
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Cose semplici
Più equilibrato il rapporto fra attore e valore dellopera nel caso del riconoscimento al miglior interprete: Sergey Puskepalis, personaggio principale di Prostyje veči (Cose semplici, 2006) del russo Alexej Popogrebskij. Lopera muove da unidea tuttaltro che peregrina: quella di mostrare quanto sia difficile la vita per le persone oneste e normali nella Russia doggi. Un anestesista, che lavora con scrupolo e accetta solo piccole mance, prassi del tutto normale nel sistema attuale, si trova nei guai finanziari per una serie di piccoli incidenti: gli ritirano la patente perchè ha bevuto un bicchiere di vodka prima di mettersi alla guida, la sua compagna rimane incinta, lappartamento in cui vive in condominio diventa, a quel punto, insufficiente e bisogna trovarne un altro. Giocoforza accettare nuovi lavori in nero, come quello di somministrare quotidianamente una dose di eroina ad un vecchio attore, malato terminale di cancro. Di cosa in cosa diventa possibile anche il furto di un quadro di valore, che lanziano ha in casa e gli ha promesso se lui lo aiuterà a morire. Solo la generosità del derubato impedirà esiti catastrofici e tutto andrà a posto, compresa la rappacificazione con la figlia, da tempo andata via di casa, ed ora, anche lei, nella attesa di un figlio. Il finale gronda ottimismo e sigilla la storia con una sorta di morale che sembra voler dire: nonostante le cose siano gravi, tutto finirà per aggiustarsi e la vita trionferà. Il film è girato bene, anche se insiste troppo sulle stesse situazioni; ha momenti forti, come la sequenza iniziale, vista in soggettiva, dellandata al lavoro con la preparazione del povero pranzo da portarsi dietro e il viaggio fra cortili ingombri dimmondizie, palazzi diruti, strade intasate. E il ritratto, valido più di qualsiasi discorso, di una condizione umana degradata e miserabile. Oltre a quella del protagonista da segnalare anche linterpretazione del grande Leonid Bronĕvoj, nella parte della vecchia gloria in disarmo cui la giuria ha riserbato una delle due menzioni speciali. Laltra è andata allattore sceneggiatore Zdeněk Svěrák per il suo contributo alla scrittura di
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Vuoti a rendere
Vratné lahve (Vuoti a rendere, 2007) diretto da suo figlio Jan. Il film ripropone il sodalizio fra padre e figlio che era alla base del successo (Premio Oscar per il miglior film straniero) di Kolya (1996). Anche in questo caso gran parte del peso grava sulle spalle dellanziano attore, capace, con la sua ironia di far accettare anche le soluzioni meno felici. Qui interpreta un insegnante in pensione che non vuole farsi da parte e cerca di continuare a svolgere una vita attiva. Se la scuola non lo interessa più, visto che sono gli alunni a comandare con la loro ignorante arroganza, allora cercherà qualche cosa daltro. Prova come ciclista addetto alle consegne di pacchi e lettere, ma il fisico non lo regge. Meglio il ruolo di ritiro delle bottiglie vuote in un piccolo supermercato. Lincarico gli consente il contatto con unumanità sola e alla ricerca di calore umano, forse solo di uno scambio di battute cordiali. In casa le cose non vanno bene, la moglie, unex - insegnante di tedesco, soffre lindifferenza del marito e il procedere degli anni. Quando sembra che tutto debba precipitare, nel supermercato non cè più posto per lui visto che è arrivata una macchina per la consegna dei vuoti, un colpo di fantasia durante una gita a sorpresa organizzata in occasione del quarantesimo anniversario di matrimonio, metterà le cose a posto. Finale ottimistico per un film costantemente in bilico fra melanconia ed ironia e che ha i momenti migliori nelle fantasie erotiche del protagonista che non accetta il declino sessuale della vecchiaia. Nel film non tutto è di prima mano e ci sono ripetizioni nella parte del lavoro al supermercato, ma, nel complesso, scorre e si fa apprezzare per quel misto di tristezza e comicità che la innerva.