07 Ottobre 2018
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51° SITGES Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya |
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Nella sezione ufficiale del Festival due film di taglio tradizionale hanno riscosso molti applausi. Dall’Argentina lo sceneggiatore di Biutiful e Birdman, Armando Bo, ha diretto Animal, 113 minuti per le strade di Buenos Aires dove Antonio, conservatore con moglie, due figli adolescenti e un posto nello staff direzionale di un grande esportatore di carni, è alla ricerca di un donatore di reni essendo in dialisi da un paio d’anni e trovandosi in coda a una lunga lista d’attesa. Lo trova in un giovane sbandato, Elias, che vive di espedienti. Di Antonio, il regista traccia un profilo di borghese mite, che vive in villa, e che si scontra con la moglie quando le confida di voler dare tutti i loro risparmi a un giovane pronto a cedergli un rene. Elias, spesso ubriaco, divide un fatiscente monolocale con una ragazza. Antonio gli mostra la casa che è pronto a offrirgli in cambio del rene, ma quando Elias vede la sua villa, vuole quella e provoca un terremoto in famiglia perché Antonio è pronto a cedere e moglie e figli lo lasciano. Tuttavia, Elias è indeciso, ha paura, beve e confida alla ragazza che vorrebbe assicurarsi la proprietà della villa senza cedere il rene. Esausto della tirannia dei cambiamenti d’umore di Elias, Antonio lo sequestra e lo porta in clinica da un amico chirurgo. Interpretato da Guillermo Francella, Carla Peterson e Federico Salles il film riesce ad accaparrare l’attenzione del pubblico con un ritmo teso, lo scontro tra due ceti sociali, e la suspense legata alla salute malferma di Antonio e alla sua ostinazione.
Dalla Danimarca il quinto film di Christoffer Boi che nel 2003 vinse la Camera d’or a Cannes col film Reconstruction. Journal 64: i casi della sezione Q ci riporta all’inizio degli anni Sessanta che nel paese scandinavo furono di rigorosa e repressiva condotta sociale. Narra di Nete, quindicenne innamorata del cugino, che il padre spedisce su un’isola dove in una sorta di riformatorio per ragazze con annesso ospedale venivano repressi comportamenti considerati libertini. Il film si apre ai nostri giorni col ritrovamento di tre cadaveri mummificati in una stanza murata, seduti attorno a un tavolo con una quarta sedia vuota. Il detective Carl Morck e l’assistente Assad vogliono risolvere il mistero, e a proprie spese, il primo con metodi personali, e al secondo manca una settimana alla pensione, indagano su un ginecologo che pratica aborti illegali e sterilizza le pazienti. Scoprono che si tratta di un forte gruppo di medici, avvocati e poliziotti, che operano al di fuori della legge, ma non esistono prove della loro attività. La traccia di una vittima sopravvissuta, e protetta da una nuova identità, gli indica la possibilità di una nuova indagine. Interpretata da Fares Fares, Nikolaj Lie Kaas, Nicolas Bro la detective story si snoda come un thriller lungo cento minuti in paesaggi urbani innevati e in un interno di commissariato.
La parte più cruenta di film che celebrano temi quali azioni violente, terrore, orrore e omicidi arrivano dall’Oriente. E per i fan una citazione merita la carneficina senza tregua, lunga due ore, dell’indonesiano The Night comes for us, (La notte giunge per noi), secondo film di Timo Tjahjanto presentato nella sezione Orbita. Il tema, un antico sicario deve proteggere un giovane che tenta di fuggire dalla Triade alla quale apparteneva, è soltanto un pretesto per mettere in scena violente immagini di lotta che sembrano uscite da un manuale di arti marziali. E gli scontri per le vie di Giacarta sono tanto ravvicinati da costituire non solo l’ossatura del film, ma il filo conduttore e l’origine di una tensione che avvolge tutto il racconto. Si direbbe che i protagonisti si affrontano con gli stessi tempi degli eroi dei videogiochi. E per aggiungere altro sangue, un criminale gestisce una grande macelleria dove gli scontri mortali sono più colorati. Inutile cercare un senso al racconto quando il pubblico applaude a ogni cruenta eliminazione come ai tempi dei gladiatori.
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