04 Dicembre 2014
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36° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2014 |
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Conducta (Condotta, 2014) è un film cubano che in patria è molto reputato. Diretto dal cinquantatreenne Ernesto Daranas Serrano con varie esperienze in teatro, radio, televisione e cinema, è un film che ha come caratteristica narrativa il melodramma. Nonostante un cast che comprende attori di rilievo quali Alina Rodríguez, Amaly Junco, Miriel Cejas e Yuliet Cruz con la piacevole sorpresa di Armando Valdés Freire, il film non riesce a trovare i giusti ritmi narrativi rendendo un soggetto più che interessante alla stregua di una telenovela. Ogni situazione viene raccontata con la ricerca della lacrima, tutto deve lasciare scosso emotivamente il pubblico ma, crediamo, quantomeno per la cultura occidentale questo risulterà molto difficile. Non si fa mancare nulla cominciando dal ragazzo senza padre e con madre drogata e disponibile per poi proseguire con combattimenti clandestini e violentissimi di cani, la maestra saggia che ha rinunciato ad andare in pensione per seguire i suoi alunni, la ragazzina che è a L’Avana col padre e senza permesso che dovrà andare via da scuola, insegnanti senza cuore, poliziotti che non son da meno dei docenti. Bene girato, gradevolmente interpretato, diviene prodotto poco interessante per l’ovvietà di quanto accade e per la mancanza di vere emozioni. Chala è un ragazzino di undici anni che frequenta la quarta e che vive con la madre drogata, alcolizzata che si prostituisce: ama i colombi che alleva sul terrazzo della casa ma accudisce anche i cani da combattimento per sopravvivere finanziariamente. Con Carmela, la sua maestra, il ragazzo si sente amato e rispettato, ma quando l’anziana insegnante è colpita da infarto rimanendo a casa tre mesi viene sostituita da una giovane incapace di gestire il carattere di Chala e che non si oppone al suo invio in una scuola di comportamento molto simile ad un riformatorio. Al suo ritorno, l’anziana si oppone a questa misura e ad altre trasformazioni della sua classe tanto da essere messa in pensione. Il rapporto tra la maestra e il bambino diventa sempre più forte, ma questo impegno mette a rischio la permanenza a scuola anche del piccolo.
Altro film non completamente riuscito il brasiliano Praia de Futuro (Spiaggia del futuro, 2013) del trasgressivo sceneggiatore e regista Karim Ainouz. Autore del discusso e premiatissimo Madame Satà (2006) presentato a Cannes ma anche a Toronto e al Sundance dove ha ricevuto vari premi, continua ad occuparsi di omosessualità prediligendo scene molto crude e reiterate di sesso. Due turisti tedeschi sono intrappolati nella corrente pericolosa di Spiaggia del Futuro. Il bagnino Donato ne salva uno, Konrad, ma l'altro viene inghiottito dal mare. Durante la ricerca del cadavere, Konrad ed il suo salvatore sentono un’attrazione fisica che ben presto si trasforma in un legame affettivo profondo. Il bagnino segue l’amico a Berlino dove gli manca il mare ed inizia a lavorare come subacqueo in un acquario. Anni dopo, deve affrontare il suo passato, quando Ayrton, il fratello minore, appare furioso alla sua porta volendo sapere perché se ne era andato via senza dire una parola. Anche Ayrton, similmente a Donato, è trascinato dal turbine di questa città in cui trova più dilemmi irrisolti che non risposte ai suoi quesiti. Noioso, prevedibile vorrebbe essere opera di denuncia ma l’unica cosa sicura è che il regista rivela una stanchezza che rende banale una storia che poteva anche essere interessante.
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