04 Dicembre 2014
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36° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2014 |
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Venecia (Venezia, 2014), diretto dal cinquantatreenne Enrique Alvarez Martinez che è anche docente di cinema e responsabile di regia del EICTV forse la più importante tra le scuole de L’Avana, è uno dei film più interessanti e che potrebbe tranquillamente fatto circolare a livello internazionale. E’ un film di amicizia, di speranza, di sogni con tre ragazze normali che si trovano a condividere lavoro e speranze. Havana, estate 2012. Mayelin, Monica e Violeta lavorano da un parrucchiere che permette loro di sopravvivere ma non certo di essere ricche. I soldi mancano sempre ma non per questo la loro voglia di vivere si spegne. Il giorno di paga si sentono finalmente felici e decidono di trascorrere una notte allegramente folle tutte insieme. All'alba hanno un sogno comune: Venezia che per loro rappresenta il mondo perfetto, dove sogno e realtà potrebbero finalmente unirsi. Il loro mondo si limita ad essere possibile, sperano di potere comperare un negozio dove lavorare finalmente assieme, felici di non avere un padrone. C’è la ragazza che desidera godere della vita e che non disdegna di accompagnarsi occasionalmente a uomini, l’altra che è sovrappeso e cerca disperatamente di essere attraente. L’unica sposata ed in attesa di un figlio è presa in giro perché ha poco seno e tutte le dicono che, finalmente, tra pochi mesi potrà avere un’attrattività in più. Claudia Muñiz, Marianela Pupo e Maribel García sono le tre protagoniste, la prima che interpreta il ruolo della ragazza sposata, è moglie nella vita del regista.
Viento aparte (Vento lontano, 2014) ha buon interesse ma può sembrare più convenzionale perché ha caratteristiche da on the road e ha come protagonisti due fratelli adolescenti, quindici e dieci anni, col fratello maggiore che sente la responsabilità di dovere arrivare con la sorella alla casa della nonna attraverso un Messico in cui scioperanti, guerriglieri, delinquenti in tutte le maniere rischiano di interrompere questo viaggio della speranza. A questo si aggiunge un camionista che vorrebbe violentare la bimba ed un uomo apparentemente cattivo che diviene la loro chiave per potere entrare nel mondo della serenità. Il trentasettenne Alejandro Gerber Biceci dirige con bravura, i giovani interpreti sono perfetti. La chimica funziona ma latita originalità e un vero interesse per quello che avviene sullo schermo. Due fratelli adolescenti, Omar e Karina, vengono lasciati a se stessi quando la madre si ammala gravemente nel corso di una vacanza in famiglia in cui il padre, come sempre nella loro vita, è assente. Iniziano un lungo viaggio attraverso il Messico verso la casa della nonna. Tutto rema contro di loro, ed un tranquillo viaggio che inizia sopra un gua gua (autobus) che li dovrebbe portare da Oaxaca a Città del Messico senza problemi, si trasforma in un viaggio pericoloso ma anche di iniziazione dove la bambina capirà i problemi della vita e diventerà consapevole anche dei suoi doveri di giovane donna. Il ragazzo riprende ogni cosa con lo SmartPhone e guarda quanto da lui girato in momenti felici con la madre per trovare il coraggio necessario a proseguire: è una buona idea narrativa che riesce a donare coesione ed interesse a quanto visto.
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